Writers: Isabella Vergerio, Emma Bobbo
Sources: Encyclopedia of traditional korean clothing, https://folkency.nfm.go.kr/en/main
Link all'articolo: https://lacoreaa360.com/traditional-korean-clothing/
VESTITI (옷)
CAPPELLI (모자)
Beonggeoji (벙거지, Cappello per ufficiali militari di basso rango)
Termine generico per i cappelli di tipo “Jeollip” durante la Dinastia Joseon. Il nome deriva da parole prese in prestito da potenti famiglie locali nelle regioni a nord. Erano fatti di pelliccia animale ben lavorata/confezionata scaldando e bagnando la pelliccia, pressandola in quella che, alla fine, dava l’impressione di essere una stoffa ed aggiungendo una tesa per creare un cappello tondo.
Esistevano diversi tipi di Jeollip indossati da veri gradi militari che si distinguevano per la fattura destinata a ciascun rango.
Al di sopra del cappello c’era un Jeongja, un ornamento che decorativo i quali materiali cambiavano a seconda del rango della persona che lo indossava.
2. Bokdu (복두, Cappello di Ufficiale in stile Cinese)
Cappello da Ufficiale con origini Cinesi ed indossato in Corea dal Periodo di Silla Unificata fino al Tardo periodo della Dinastia Joseon, il quale significato è cambiato nel corso del tempo.La parte frontale del corpo del cappello è più bassa rispetto a quella posteriore ed è presente un’ala sia a destra che a sinistra; veniva creato coprendo un telaio di carta con della stoffa, degli anelli erano attaccati su entrambi i lati della parte del corpo che ricoprono la testa e dei lacci erano posti sulla parte superiore di dei lati e della parte posteriore e inferiore del cappello, legato con molti fili.
Bokdu, Cappello da ufficiale in stile cinese, Altezza: 19.5 cm, Larghezza: 44 cm, Joseon, Museo Nazionale del Folklore della Corea
3. Bokgeon (복건, cappuccio maschile)
Cappuccio fatto di un grande pezzo di seta nera o blu scuro conosciuto come il cappello degli scolari Confuciani fino al Tardo periodo della Dinastia Joseon. Era il copricapo più usato dai ragazzi e anche oggi viene indossato dai bambini durante la festa del loro primo compleanno (Doljanchi, 돌잔치).
Bokgeon, Lunghezza: 52 cm, Circonferenza della testa: 43 cm, Museo Nazionale del Folklore della Corea
4. Gat (갓, Cappello formale da uomo della dinastia Joseon)
Originariamente era un cappello grossolanamente intrecciato di materiale derivato dalle piante ed indossato per protezione dal sole, dalla pioggia e dal vento. Durante l’era Joseon si è evoluto nel cappello nero Beungnip, ed è questo il modello a cui si fa maggiormente riferimento. La parola Beungnip è apparsa per la prima volta nei registri scritti quando questo tipo di cappello venne indicato come cappello degli ufficiali - il rango indicato da ornamenti al di sopra della corona del cappello.
Il Gat è un eccezionale pezzo di artigianato fatto di strisce di bamboo fini come capelli intrecciati insieme per formare un cappello semi-trasparente; veniva legato sotto al mento con lacci di seta nera ed erano aggiunte delle stringhe decorative create con diversi tipi di ambra e guscio di tartaruga che cadevano fino al petto. Questo tipo di cappello era poco pratico e non funzionale, ma era molto usato e trattato con cura.
Gat in The tale of Nokdu 녹두전, 2019; nella foto: Kang Tae-oh
5. Gongjeongchaek (공정책, Cappello cerimoniale del Principe Ereditario)
Indossato durante la cerimonia di raggiungimento della maggiore età, durante il rito tenuto ogni volta che il principe finiva con successo lo studio di un libro, durante la cerimonia che segnava l’entrata all’Accademia Confuciana e durante i riti funebri. È uno dei copricapo indossati dal Principe Ereditario e suo figlio in occasioni speciali, posto sul capo dopo aver raccolto i capelli in due crocchie, una in ogni lato.
King Yeongchin mentre indossa un gongjeongchaek, Museo del Palazzo Nazionale della Corea
6. Hwagwan (화관, Corona cerimoniale femminile)
Corona decorata con fiori e gioielli indossata dalle donne della Dinastia Joseon per motivi cerimoniali e/o ornamentali. Il nome vuol dire “cappello decorato con fiori” e si crede che derivi dalla pratica di inserire ornamenti a forma di fiori su cappelli per esprimere l’istinto umano di ricercare la bellezza.
Quando venne proibito alle donne di indossare grandi parrucche chiamate gache il Hwagwan matrimoniale si diffuse come sostituto.
Hwagwan (corona), altezza: 14 cm, larghezza: 6 cm, 20esimo secolo, Museo Nazionale del Folklore della Corea
7. Ikseongwan (익선관, Cappello Reale indossato dai re e dai principi con gollyongpo, il vestito reale di tutti i giorni)
L'ik-seongwan ha una sezione a due livelli che ricopre la testa e un paio di "ali", o lembi, con le punte che si girano verso l’alto attaccate nella parte posteriore. È diviso in due parti che si collegano tra loro: la parte inferiore che copre la fronte e la parte superiore che copre la parte superiore della testa ed il codino.
Il termine ikseon si riferisce ai piccoli lembi che somigliano ad ale di cicale. Il centro del corpo del cappello era decorato con due linee di fili di seta ritorti ed era fatto di pelle di maiale.
Ikseongwan(cappello reale), indossato da Re Yeongchin, Altezza: 22 cm, Larghezza: 20.5 cm, Era moderna, Museo del Palazzo Nazionale della Corea
8. Jeollip (전립, Military Hat)
Chiamato anche morip o jeollip con diversi caratteri cinesi con il significato di “cappello militare”. Il suo nome principale, jeollip, deriva dal materiale di cui era fatto, pelliccia animale pressata e opacizzata in uno spesso materiale senza alcuna decorazione, con lo scopo principale di proteggere la testa da possibili frecce nemiche. Aveva scopo funzionale ma anche pratico nell’ambito della distinzione dei ranghi attraverso gli ornamenti che venivano inseriti sulla sommità del cappello. Con l’introduzione delle uniformi militari in stile occidentale questo tipo di cappello non venne più utilizzato, ma è ancora usato nelle dimostrazioni tradizionali.
1) Jeollip, cappello militare, altezza:9.5 cm, diametro: 34.5 cm, 20esimo secolo, Museo Nazionale del Folklore della Corea
2) Jeollip in The Tale of Nokdu 녹두전, 2019; Nella foto: Jang Dong-yoon
9. Jeongjagwan (정자관, Cappello da interno di ufficiali)
Indossato durante la Dinastia Joseon dalla classe di scolari-ufficiali con una divisa da tutti i giorni, copiati dagli scolari della dinastia Song della Cina. Era fatto con crini di cavallo ed aveva punte appuntite come una corona a tre punte; nonostante fosse stato copiato dalla tradizione cinese, il fatto che fosse semi-trasparente ed indossata sopra i capelli raccolti in una crocchia lo un elemento tipico della tradizione coreana.
Jeongjagwan, cappello da tutti i giorni indossato dalle classi più alte, Museo Nazionale del Folklore della Corea
10. Manggeon (망건, fascia per la testa per uomini)
Fascia indossata attorno alla fronte da uomini adulti per tenere fermi i capelli durante la Dinastia Joseon. Gli scolari confuciani lo toglievano solamente per andare a dormire. Nonostante venisse tenuto sempre vicino, quando non era usato veniva riposto in un apposito contenitore fatto di materiali di alta qualità.
Manggeon, Lunghezza: 54.5 cm, Larghezza: 8 cm, Joseon, Museo Nazionale del Folklore della Corea
Manggeon in Lovers of the red sky 홍천기, 2021; nella foto: Ahn Hyo-seop
11. Sseugaechima (쓰개치마, Copricapo femminile a forma di gonna)
Indossato per uscire di casa, della stessa forma della gonna tradizionale ma di circa trenta centimetri più corta e meno ampia, dalla stoffa rossa o verde e dalla vita di dieci centimetri più piccola di una normale gonna. Nel corso degli anni è diventata sempre più corta fino a quando non venne più usata definitivamente.
Sseugaechima, copricapo a forma di gonna, Kyunggi Scuola superiore per ragazze, Museo di Kyungwoon
GIACCHE 상의
Baeja (배자, gilet indossato sopra alla giacca)
Gilet senza maniche indossato sia da uomini che donne durante l’inverno, ma queste ultime portavano dei modelli più leggeri anche in primavera ed autunno.
Baeja, lunghezza: 44 cm, petto: 32 cm, foro del braccio: 28.5 cm, 1890, Museo commemorativo di Seokjuseon dell'Università di Dankook
2. Dangui (당의, vestito cerimoniale femminile)
Capo con lunghe aperture sui lati indossato da donne e bambine durante occasioni cerimoniali minori. I tessuti e le lavorazioni si differenziavano a seconda dello status della persona che lo indossava.
Dangui realizzato in garza di seta indossata dalla principessa Deokhye, Lunghezza: 40 cm, Petto: 23.5 cm, Hwajang: 34 cm, Era moderna, Museo del Palazzo Nazionale della Corea
3. Jeonbok (전복, gilet lungo)
Soprabito lungo a gilet senza maniche usato durante la Dinastia Joseon; il suo nome significa “vestiti da battaglia”. Indossato sopra ad un abito dalle maniche lunghe come parte dell’uniforme, poi utilizzato anche da giovani adulti e bambini come parte del completo da cerimonia.
Jeonbok, Lunghezza: 128 cm, Petto: 47 cm, 19esimo secolo
4. Saekdongjeogori (색동저고리, Giacca per bambini senza maniche a strisce colorate)
Giacca indossata dai bambini con la stessa forma di quella usata dagli adulti. Avevano dei colori sgargianti, il colletto ed i lacci di un color blu per i bambini e rossi per le bambine. Nelle famiglie più abbienti era un capo indossato tutti i giorni, con cinque colori differenti sulle maniche per motivi di stile ma anche per scacciare il male dal bambino e rappresentare un augurio di lunga vita. Dal 1900 ca veniva indossato da ragazzi di tutte le classi e oggi è spesso utilizzato come parte del completo per la cerimonia di primo compleanno (Doljanchi, 돌잔치) dei bambini.
INDUMENTI INFERIORI 하의
Haengjeon 행전, pantaloni/leggins di stoffa
Pantaloni di stoffa da allacciare attorno alle gambe dallo stinco fino appena sotto le ginocchia per rendere più strette le gambe dei pantaloni e rendere più semplici i movimenti. Erano indossati da tutti gli uomini senza distinzione di status.
Haengjeon, indossati da Re Yeongchin, Lunghezza: 22.8 cm, Larghezza: 19.6 cm, Era Moderna, Museo del Palazzo Nazionale della Corea
2. Hoseul (호슬)
Ginocchiere protettive indossate dagli uomini della famiglia reale e dai membri della classe dirigente dal tardo periodo Goryeo fino al periodo della Dinastia Joseon durante le uscite a cavallo. Erano fatte di seta o pelle imbottita di pelliccia o cotone e ci sono testimonianze del fatto che fossero ricamate per funzioni puramente decorative.
INDUMENTI ESTERNI 겉옷
Aekjureumpo (액주름포)
Po (vestito o cappotto) con pieghe sotto le braccia indossata quotidianamente dagli uomini durante la dinastia Joseon. Aekjureumpo significa letteralmente “garment con pieghe sotto entrambe le braccia”. Indumento temporaneamente di moda durante l’inizio e la metà del periodo Joseon prima di scomparire gradualmente.
Changui (창의)
Abito di tutti i giorni con spacco sul retro indossato da reali e funzionari accademici, utilizzato soprattutto dopo l’invasione Giapponese.
Daesam (대삼)
Abito cerimoniale della regina con larghe maniche e nessuna decorazione indossato durante l’epoca Joseon dal regno di Re Munjong al regno di Re Seonjo, e faceva parte dei vestiti cerimoniali inviati dalla Dinastia cinese dei Ming tra il 1403 e il 1625.
4. Dopo (도포)
Cappotto da uomo più rappresentativo della Dinastia Joseon, indossato da Re, uomini e bambini delle famiglie nobili e, nella prima parte del diciassettesimo secolo, veniva indossato anche dagli ufficiali del governo al di sotto della loro uniforme. Utilizzato durante le cerimonie funerarie.
Dopo, Lunghezza: 117 cm, Petto: 49 cm, Hwajang: 80 cm, Dopo la liberazione, Museo Nazionale del Folklore della Corea
5. Gollyongpo (곤룡포)
Abito reale indossato dal re, dal principe ereditario e dal figlio di quest’ultimo assieme ad una cintura di Giada, un cappello reale e degli stivali neri. Indossato dal Re quando si occupava degli affari di stato, dal principe ereditario mentre imparava i classici Confuciani e dal figlio del principe ereditario nel momento dello studio. È caratterizzata dal ricamo di un dragone in un lembo di stoffa rotondo posto sul petto - ad eccezione di quello indossato dal figlio del principe ereditario, il quale è ricamato in un lembo di stoffa quadrata ed applicato solamente sul petto e sulla schiena- sulla schiena e su entrambe le spalle, animale che aveva una classica simbologia che richiamava la figura del Re.
Hongnyongpo, veste del re con nuvola e disegno del tesoro indossata dal re Yeongchin, Lunghezza:119.5 cm, petto: 53 cm, Era moderna, Museo del Palazzo Nazionale della Corea
6. Hwarot (활옷)
Abito da sposa da donna in stoffa rossa ricamato con disegni in segno di buon auspicio, e si differenziava a seconda della persona che lo indossava - a corte o nelle famiglie ordinarie.
Replica di un hwarot (vestito cerimoniale) indossato dalla principessa Bogon, Lunghezza: 143 cm, Petto: 48 cm, Hwajang: 109 cm, 20esimo secolo, Museo dell’Università femminile Ewha
BIANCHERIA 속옷
Beoseon (버선)
Calzini imbottiti tradizionali indossati per proteggere i piedi e tenerli caldi, entrambi i calzini - destro e sinistro - erano diversi e distinti l’uno dall’altro.
Daeja (대자)
Fascia da indossare al di sotto dei vestiti, avvolta attorno al petto e alla vita per rendere la figura più pulita e ordinata. La forma di quelli indossata dagli uomini e dalle donne era pressoché identica, con l’unica differenza che quello maschile aveva quattro lacci in ognuno degli angoli, mentre quello femminile non ne aveva nessuno. I Daeja erano bianchi ed erano solitamente fatti di materiali igienici e non elastici come seta, cotone e ramiè.
Gaseum garigae, fascia di seta indossata dalla conserte di Re Yeongchin, Lunghezza: 110 cm, Larghezza: 30 cm, Era Moderna, Museo del Palazzo Nazionale della Corea
3. Dansokgot (단속곳)
Biancheria con gambe larghe indossato sotto la gonna. Erano disegnati per proteggere il corpo dal caldo e dal freddo, per motivi igienici e per dare supporto ai vestiti indossati al di sopra, dando forma e rendendo la figura più sagomata. I tessuti utilizzati cambiavano a seconda della stagione ed era preferibile utilizzare delle stoffe chiare o bianche.
4. Gaejim (개짐)
Assorbente igienico fatto di stoffa piegata molte volte o fatta di molti strati cuciti insieme, indossato dalle donne durante i giorni di mestruazioni. Principalmente di cotone, veniva immerso in acqua e ceneri e poi bollito nell’urina finché le macchie di sangue non scomparivano, poi asciugati e riposti in un apposito contenitore. Si credeva che indossando un gaejim segnato dal sangue di una donna che aveva avuto molti figli avrebbe aiutato a dare luce ad un figlio maschio o a molti figli.
Gaejim, Museo della scuola superiore femminile Kyunggi
5. Gijeogwi (기저귀)
Pannolino di stoffa - principalmente di cotone - utilizzato dai neonati o dalle persone con problemi di mobilità per fare i propri bisogni senza dover utilizzare il bagno. Si credeva che se un bambino indossava un pannolino ricavato dai vestiti di qualcuno che aveva vissuto una lunga vita, avrebbe portato al bambino un futuro lungo ed in salute, ma erano utilizzati vestiti usati per molto tempo perché in quel modo la stoffa era più morbida dopo anni di uso.
6. Mujigichima (무지기치마)
Sottoveste indossate durante le vacanze o nelle occasioni speciali, composta di tre o cinque strati attaccati ad una fascia sulla vita che era indossata al di sotto di vestiti da cerimonia per rendere la gonna più ampia e aperta.
Mujigichima, Sottoveste indossata nei giorni festivi e occasioni speciali, 21esimo secolo, Museo Nazionale del Folklore della Corea
VESTITI MODERNI 근대복식
Gomusin (고무신)
Scarpe fatte di gomma, in origine distribuite in Korea durante il periodo coloniale Giapponese (1910-1945). Potevano essere indossati con calzini tradizionali o in stile occidentale. Erano indossate principalmente da contadini in quanto il materiale utilizzato nella realizzazione delle scarpe era resistente e impermeabile.
2. Gaeryang hanbok (개량한복)
Termine generico per l’abito tradizionale coreano - Hanbok - che veniva modificato per cambiare aspetti poco pratici del design. Questi cambiamenti hanno cominciato a verificarsi dopo che la Corea venne esposta alla praticità e al funzionalismo dell’Occidente.
3. Gyobok (교복)
Uniforme scolastica indossata dagli studenti apparsa con l’istituzione delle scuole moderne basate sull’abolizione del sistema di classi sociali e con l’introduzione dell’istruzione obbligatoria. Erano indossate o meno a discrezione di ciascuna scuola, ma talvolta erano stabilite dalle autorità educative di stato. Le uniformi scolastiche servono per controllare gli studenti e distinguerli dal resto delle persone, ma l’enfasi era posta sullo sbarazzarsi del senso di incompatibilità causata dalla differenza tra ricchi e poveri e sul rafforzare il senso di comunità.
4. Jebok (제복)
Divise realizzate secondo standard prefissati che ha alle origini la società tradizionale e le uniformi indossate dagli ufficiali di governo. Attraverso l'esperienza delle uniformi in stile completo introdotte dal governo e dagli studenti delle scuole che indossano l'uniforme scolastica, le uniformi hanno svolto un ruolo importante nell'introduzione degli abiti occidentali in Corea.
5. Magoja (마고자)
Indumento lungo simile a una giacca indossato sopra la giacca hanbok (jeogori) con colletto che non si sovrappone sul davanti. Il modello maschile è chiuso con due bottoni sulla parte frontale, solitamente fatti di argento, agata e ambra. Il modello femminile, invece, aveva bottoni decorati con disegni di crisantemi e pipistrelli. Poteva essere indossato da chiunque indipendentemente da genere, classe o età, ma si pensa fosse più usato nella parte centrale e a nord della penisola per le temperature più rigide del territorio.
Magoja, Museo Nazionale del Folklore della Corea
6. Saenghwal hanbok (생활한복)
Hanbok moderno per tutti i giorni a partire dal 1980 sviluppatosi dopo l’hanbok modificato. Indossato in molti modi durante la vita di tutti i giorni e anche come indumento per occasioni formali, portava avanti l’idea dell’individualità attraverso l’incontro tra la bellezza moderna e quella tradizionale.
ACCESSORI 장신구
ACCESSORI PER I CAPELLI
Binyeo (비녀 fermaglio)
Il binyeo (비녀) è una forcina tradizionale ornamentale utilizzata per tenere in posizione lo chignon di un jjokjin-meori (쪽진머리), una delle tante acconciature delle donne sposate. Il binyeo assume nomi diversi a seconda del materiale e della forma della spilla (jamdu), che rappresenta generalmente la fedeltà della donna o ha un significato di buon auspicio ed esprime preghiere per ricchezza, longevità e molti figli. Ha anche diversi usi a seconda della stagione, dell’età, per l'abbigliamento formale o per l'uso quotidiano.
Il binyeo era il segno di una donna sposata, ed era in occasione del rito gyerye, parte della cerimonia di raggiungimento della maggiore età, che la maggior parte delle ragazze lo indossava per la prima volta nella loro vita.
Binyeo | Lunghezza: 9-15 cm | Joseon | Sookmyung Women’s University Museum
2. Daenggi (댕기 fiocco per capelli)
Il daenggi (댕기) è un nastro decorativo fatto di stoffa che viene utilizzato per legare e decorare i capelli intrecciati chiamati daenggi-meori (댕기머리), associati alle donne non sposate. Questa acconciatura è considerata una delle più classiche e viene osservata dalle donne fino agli anni Sessanta.
I daenggi erano originariamente chiamati danggi, che deriva dal verbo danggida, che significa "tirare". Questo indica che era un oggetto usato appunto per tirare indietro i capelli, per renderli più ordinati o per scopi ornamentali.
Veniva utilizzato non solo per i capelli intrecciati, ma anche per sistemare e ornare una varietà di acconciature. Si sono sviluppati in forme diverse, variando in lunghezza e larghezza a seconda della funzione, del sesso, dell'età, dello status sociale e dei disegni decorativi.
Uno dei tipi o varianti di daenggi più popolari è il baesshi-daenggi (배씨댕기) che è un materiale sottile e morbido infilato in un panno colorato che viene poi indossato sulla testa.
3. Dwikkoji (뒤꽂이 fermaglio ornamentale indossato in uno chignon)
Il dwikkoji è un ornamento tradizionale coreano per capelli e veniva aggiunto allo chignon femminile (jjokjin-meori) già fissato con un binyeo per esaltare la bellezza della nuca della donna. Era fatto di metalli dorati, argento, rame bianco, giadeite o corallo.
Esistevano regole sui materiali che potevano essere utilizzati in base al rango o allo status sociale. Quelli in giadeite, corallo e agata viola erano indossati dalle donne della classe agiata, mentre alla fine della dinastia Joseon le donne della corte reale e della classe sadaebu indossavano dwikkoji in oro puro o giada.
Dwikkoji, Fermaglio ornamentale a forma di crisantemo indossato in uno chignon | Length: 7 cm, Width: 4.2 cm | 19th century
4. Cheopji (첩지 fermaglio ornamentale indossato dalle donne di corte)
Il cheopji è un ornamento per capelli fissato al centro di uno chignon che veniva indossato dalla regina, dalla moglie del principe ereditario e dalle donne di rango ufficiale che vivevano all'interno del palazzo (naemyeongbu) o fuori dal palazzo (oemyeongbu) durante la dinastia Joseon. Ciò significa che se una donna indossava questo accessorio per capelli, occupava una posizione potente e rispettabile.
Le donne delle classi dirigenti potevano indossare il cheopji solo con l'abbigliamento cerimoniale. A corte, tutte le donne normalmente indossavano cheopji diversi a seconda del rango durante il giorno e li toglievano solo quando andavano a letto la sera.
Cheopji | Lunghezza: 6.3 cm | Joseon | National Folk Museum of Korea
5. Donggot, 동곳 (fermaglio per chignon da uomo)
Il donggot è un fermaglio da uomo che ha una funzione simile a quella del binyeo per la donna e nasce dall'usanza degli uomini di portare i capelli in uno chignon alto. Presto si affermò come il principale accessorio per capelli degli uomini Joseon e pur cambiando nella forma nel corso degli anni, non è cambiato lo scopo essenziale di tenere in ordine i capelli per mantenere l'etichetta e la dignità.
Poiché la maggior parte del fermaglio era nascosta all'interno dello chignon, non era molto visibile e quindi non veniva decorato con disegni o ornamenti: lo stile si esprimeva invece attraverso la scelta del materiale.
Fermaglio per chignon in argento | Length: 5.1- 9.6 cm | Goryeo | National Museum of Korea
6. Gache (가체 parrucca per donne)
Il gache è una parrucca ornamentale fatta di capelli umani rinforzati con vari altri materiali per dare più volume e poi decorata con accessori.
Il termine gache (lett. false trecce) si riferisce generalmente a una parrucca staccabile che veniva indossata a scopo ornamentale. A metà del periodo Joseon divenne una pratica diffusa per le donne decorare la testa con una grande quantità di capelli, indipendentemente dalla classe o dal rango.
Per assicurarsi che i capelli non si sciogliessero, dopo aver fissato il gache alla testa, la parte superiore veniva legata con un pezzo di stoffa o cucita al suo posto e le lunghezze dei capelli intrecciati, chiamati dari, variavano molto in termini di dimensioni.
Gache, Parrucca di trecce finte | Lunghezza: 12 cm, Larghezza: 14 cm | National Folk Museum of Korea
7. Goidaenggi (고이댕기 nastro per capelli da sposa)
I goidaenggi erano indossati dalle donne della parte nord-occidentale della Corea (nota come Gwanseo) come nastri per capelli cerimoniali il giorno del matrimonio o del 60° compleanno. A Pyongyang, in particolare, non solo la sposa ma anche le damigelle lo indossavano.
Il nastro è piegato a metà e ogni lato rivolto verso il davanti è ricamato a colori con motivi diversi. Il lato destro è ricamato con tre peonie e il lato sinistro con i dieci simboli della longevità, come pini, bambù e cervi. Le sue estremità arrotondate sono ricamate con motivi a forma di diamante e ornati di corallo e perle. Il nastro era generalmente realizzato in raso nero o seta o garza di colore viola, nero o viola scuro.
Goidaenggi | Lunghezza: 270 cm, Larghezza: 10 cm | Korea University Museum
8. Gwanja, (관자 bottoni per fascia da uomo)
I gwanja erano una sorta di accessorio per capelli da uomo attaccato al manggeon (fascia), che veniva avvolto intorno alla fronte dopo aver legato i capelli degli uomini sposati in uno chignon, durante il periodo Joseon.
I gwanja sono stati posizionati sul punto di agopuntura tra le orecchie e gli occhi, chiamato "punto yang maggiore". Quando il polso batte su questi punti, i bottoni si muovono, e per questo motivo questo punto di agopuntura era chiamato gwanjanori, che significa letteralmente "i gwanja si muovono".
Il gwanja aveva anche la funzione di distinguere lo status sociale di chi lo indossava, in base ai materiali e ai disegni e disegni utilizzati. I bottoni in oro o giada erano considerati i più preziosi.
Gwanja | Diametro: 1.5-2.5 cm | 19° secolo | National Folk Museum of Korea
9. Jebiburidaenggi (제비부리댕기 nastro con estremità a becco di rondine)
Il jebiburidaenggi è un lungo nastro per capelli rettangolare con le estremità ripiegate a punta ed è così chiamato perché l'estremità è appuntita come il becco di una rondine.
Questo nastro veniva generalmente indossato legato intorno a una treccia da uomini e donne non sposati e, sebbene le dimensioni differissero a seconda dell'età, generalmente la versione femminile era lunga 120-130 cm e larga 5-8 cm.
e 5-8 cm di larghezza, mentre il nastro maschile era leggermente più corto e più stretto.
Il jebiburidaenggi è il tipo più comune di nastro per capelli e appare spesso nelle canzoni popolari come pegno o simbolo d'amore.
Jebiburidaenggi | Lunghezza: 53.3 cm, Larghezza: 7 cm | National Folk Museum of Korea
10. Tteoljam (떨잠 fermaglio ornamentale indossato in occasione di cerimonie)
Durante la dinastia Joseon i tteoljam erano indossati soprattutto dalla regina, dalla principessa ereditaria e da altre donne reali per decorare i capelli quando si vestivano per le occasioni cerimoniali con abiti formali come il jeogui, il wonsam o l'hwarot.
La struttura del tteoljam è composta da due parti: jangsikbu e cheombu. Jangsikbu è il disco piatto d'oro, d'argento o di giada riccamente decorato con smalti e gemme disposte a forma di fiore. Cheombu invece è la spilla che si restringe all'estremità attaccata al jangsikbu decorativo, in modo che il tteoljam possa essere inserito nei capelli.
Fermaglio per capelli a forma di fiore in giada bianca indossato dalla consorte del re Yeongchin | Lunghezza: 11.3 cm, Diametro: 8.2 cm | Era moderna | National Palace Museum of Korea
ACCESSORI PER IL CORPO (신체장식)
Banji (반지 anello)
Banji è un termine generico per indicare anelli o ornamenti indossati sulle dita.
Gwigori (귀고리 orecchini)
Sono gli ornamenti indossati attraverso i lobi forati.
Paljji (팔찌 braccialetto)
È un nome generico per tutti i bracciali e gli altri accessori indossati sulle braccia.
ACCESSORI PER VESTITI (의복장식)
Eosahwa (어사화 fiori di carta donati dal re)
Gli eosahwa erano dei fiori di carta che venivano concessi a chi si classificava al primo posto negli esami di stato per funzionari civili e militari.
Eoseohwa | Lunghezza: 165 cm | Tardo 19° secolo | National Folk Museum of Korea
2. Hapi (하피 mantello cerimoniale)
Durante la dinastia Joseon le donne della corte reale, tra cui la regina, la consorte del principe ereditario, la consorte del figlio del principe ereditario, la regina vedova e la gran regina vedova, indossavano l'hapi sulle spalle, che aveva la forma di un lungo e largo pezzo di seta nera, insieme alla veste cerimoniale in stile daesam: jeogui.
Hapi | Lunghezza: 49.5 cm, Larghezza: 11 cm | Prima metà 20° secolo | Sejong University Museum
3. Jangdo (장도 pugnale ornamentale)
Il jangdo è un piccolo pugnale per la difesa personale e per scopi decorativi che veniva indossato con gli abiti di tutti i giorni. Il fodero era decorato con una varietà di metalli, oro, argento e pietre preziose.
I pugnali portati alla vita o alle corde del mantello erano chiamati paedo, mentre quelli portati legandoli alle corde delle borse o nelle tasche erano chiamati nangdo.
Jangdo | Onyang Folk Museum
4. Jumeoni (주머니 borsellino)
È una piccola borsa indossata sul corpo per trasportare denaro e vari oggetti personali.
I jumeoni utilizzati durante la dinastia Joseon erano di vario tipo a seconda delle esigenze e della funzione e venivano portati da uomini e donne, giovani e anziani, indipendentemente dallo status sociale.
I nomi che assumevano erano diversi a seconda della forma, dell'uso, del design e del rango di chi li portava, ma generalmente erano realizzati in due forme fondamentali: sacchetti arrotondati chiamati durujumeoni, yeomnang o hwanhyeongnang e i jumeoni angolari chiamati gwijumeoni, jumchi o gakhyeongnang.
Gwijmeoni, borsellino con ideogramma ricamato | Lunghezza: 14.1 cm, Larghezza: 14 cm | Era moderna | National Palace Museum of Korea
5. Norigae (노리개 ciondolo annodato con nappe)
I norigae erano dei pendenti annodati con nappe, indossati sui lacci del petto della giacca (jeogori) e in vita della gonna, ed erano i più diversi ornamenti femminili di Joseon. Erano ampiamente indossati come sostituti di collane o orecchini da donne di ogni età e status sociale, dalle donne reali e dell'alta società alle donne comuni.
Venivano realizzati con materiali preziosi come oro, argento, giada e gioielli che si armonizzavano con i nodi e le nappe decorative per creare opere di delicata bellezza.
Le donne vestivano i loro abiti con diversi tipi di norigae a seconda della stagione e del tipo e colore dei loro vestiti. In questo senso, i norigae avevano uno scopo sia pratico che decorativo. Non erano solo ornamenti, ma il simbolo di un'epoca che rifletteva la dedizione, le aspirazioni e lo stile di vita delle donne; fungevano da ciondolo decorativo e da portafortuna per molte cose, come l'eterna giovinezza, la ricchezza e i figli. Di solito venivano tramandati di generazione in generazione.
Daesamjak norigae | Lunghezza: 41 cm | Joseon
6. Pyeseul (폐슬 grembiule per le ginocchia)
Il pyeseul ha avuto origine dal panno che gli antichi usavano per nascondere i propri genitali. Questo si è poi evoluto in un grembiule ornamentale di forma trapezoidale per l'abbigliamento cerimoniale. Veniva indossato in vita sul davanti e copriva le ginocchia quando dovevano essere piegate per qualsiasi parte di una cerimonia o di un rituale. Da qui il nome pyeseul, che significa "copertura delle ginocchia".
Il pyeseul maschile è realizzato negli stessi colori dell'abito superiore e inferiore, mentre quello femminile è realizzato nei colori della veste esterna. Durante la dinastia Joseon, tuttavia, nel caso del pyeseul femminile si facevano spesso eccezioni alla regola.
Pyeseul | Lunghezza: 54 cm, Larghezza: 35 cm | Era moderna | National Palace Museum of Korea
7. Saseon (사선 maschera a ventaglio in seta)
I saseon erano usati dagli uomini dell’alta società della dinastia Joseon per coprire il viso quando camminavano per strada o andavano a cavallo.
Il saseon era fatto di seta, di forma quadrata e più grande di un normale ventaglio pieghevole. Delle aste venivano inserite in entrambi i lati del tessuto in seta, in questo modo il ventaglio poteva essere arrotolato come una pergamena e portato in mano.
Saseon | Lunghezza: 42 cm, Larghezza: 46 cm | Joseon | National Folk Museum of Korea
8. Hyungbae (흉배 distintivo di rango)
Lo hyungbae è una toppa rotonda o quadrata applicata alle uniformi ufficiali durante la dinastia Joseon per indicare la posizione ufficiale e il rango.
A partire dal XV secolo, fu indossato da tutti i reali, comprese le principesse e le loro consorti, i parenti reali e le loro mogli, i funzionari governativi e le loro mogli come simbolo dello status sociale e della loro posizione a corte.
Veniva indossata anche sull'uniforme degli artigiani di corte e sugli abiti nuziali, ma in questi casi non era tanto un simbolo di status sociale, ma un ornamento. I reali, dalla moglie del principe ereditario in su, indossavano quattro toppe rotonde, una ciascuna sul petto, sulla schiena e sulle spalle.
Pattern per hyungbae | Lunghezza: 19.5 cm, Larghezza: 19.5 cm, Spessore: 2 cm | Tardo 19° secolo | National Folk Museum of Korea
SCARPE 신발
Danghye, 당혜 (scarpe con design a volute)
Le danghye erano delle scarpe basse decorate con un disegno a volute sui talloni e sulle punte; e a giudicare da quelle ancora esistenti, erano fatte di pelle e seta e venivano indossate soprattutto dalle donne della dinastia Joseon. Tuttavia, molti documenti indicano che venivano indossate anche dagli uomini.
Queste scarpe si caratterizzano per la curva che parte dalle punte appuntite, che poi si abbassa rapidamente sul resto della scarpa e si estende fino ai talloni.
Danghye | Lunghezza: 24 cm, Larghezza: 7 cm | Joseon | National Folk Museum of Korea
2. Jipsin (짚신 scarpe di paglia)
Esistono vari tipi di scarpe di paglia che variano a seconda dell’uso e del materiale (es. paglia di riso, canapa, carice, corteccia…), ma si possono chiamare tutte con il nome generico di jipsin.
La preparazione dei jipsin non richiedeva particolari abilità, quindi la maggior parte delle famiglie li preparava da sé. Tuttavia, gli yangban (nobili) li facevano fare ai loro servi o li compravano già pronti.
Jipsin | Lunghezza: 27 cm, Larghezza: 8 cm | National Folk Museum of Korea
3. Mokhwa (목화 stivali per l'uniforme ufficiale)
I mokhwa sono scarpe nere che venivano indossate dal re e dai funzionari governativi con la loro uniforme ufficiale durante la tarda dinastia Joseon. I cittadini comuni potevano indossare l'uniforme dei funzionari come abito nuziale, quindi gli uomini che non ricoprivano cariche governative potevano indossare la veste dallyeong con il distintivo di grado ricamato sul petto e le mokhwa ai piedi il giorno del matrimonio.
Mokhwa | Altezza: 28 cm, Lunghezza: 26 cm, Larghezza: 7 cm | Joseon | National Folk Museum of Korea
4. Taesahye (태사혜 scarpe da uomo in pelle)
Le taesahye sono delle scarpe con punte e tacchi decorati con un disegno a volute chiamato taesamun, indossate dagli yangban (nobili) della dinastia Joseon.
Erano realizzate in diverse combinazioni di colori a seconda dell'età di chi le indossava e venivano portate con l'abbigliamento quotidiano (pyeonbok) ed erano solitamente abbinate a un gat (cappello formale). Divennero molto popolari tra gli uomini della classe borghese a partire dalla metà del periodo Joseon.
Taesahye | Lunghezza: 18.3 cm, Larghezza: 5.8 cm | Era moderna | National Palace Museum of Korea
5. Unhye (운혜 scarpe decorate con nuvole e altri disegni)
Gli unhye, un tipo di scarpe caratterizzate dalle punte (chiamate ammaguri) e dai tacchi (dwinmaguri) decorati con motivi di colore diverso, erano indossate soprattutto dalle donne delle famiglie dell'alta borghesia della dinastia Joseon.
La parte superiore degli unhye era fatta di tessuto di seta giallo, rosso, azzurro, giallo-verde, rosa scuro o verde, mentre per i talloni e le punte si usava un colore contrastante come il verde, il blu, il rosso e il viola. L'armonia dei colori sgargianti e la forma slanciata e ricurva ne esaltano l'aspetto elegante.
Unhye | Lunghezza: 18 cm, Larghezza: 5 cm | Post liberazione | National Folk Museum of Korea
6. Namaksin (나막신 zoccolo di legno)
Il namaksin è un tipo di zoccolo tradizionale coreano fatto di legno per proteggersi dal fango e dalla pioggia. I namaksin sono noti come scarpe a punta stretta fatte di un unico pezzo di legno. Queste scarpe erano indossate da persone di tutte le età e posizioni sociali, di solito nelle stagioni delle piogge o con la neve; perfetti per queste condizioni metereologiche perché avevano un tacco alto che li rendeva adatti a essere indossati sul terreno bagnato. Tuttavia, erano pesanti, quindi non venivano indossati quando si andava a cavallo o si faceva un lungo viaggio.
7. Gomusin (고무신 scarpe di gomma)
Le gomusin sono scarpe di gomma larghe, con tacchi bassi. I gomusin da uomo erano modellati sui gatsin, mentre quelli da donna erano i danghye. I gomusin sono apparsi per la prima volta all'inizio del XX secolo. Erano molto più facili da tenere puliti rispetto alle danghye e alle jipsin (scarpe di paglia) e potevano essere indossati anche in caso di pioggia. Per questo motivo, guadagnarono popolarità e sostituirono le scarpe tradizionali.
Topic: Daegeum
Autore / Writer: Erica Callegaro, Carolina De Nicolo, Francesca Nigro, Alessia Pavani, Martina Rampoldi.
Breve Spiegazione / Short Explanation: Breve descrizione del Daegeum e delle sue origini storiche e folkloristiche, con un focus sulla manifattura, tecnica e repertorio.
Link: https://it.wikipedia.org/wiki/Daegeum
Status: In attesa di approvazione
DAEGEUM
Il daegeum (대금, 大笒) è uno strumento a fiato, simile a un flauto traverso, della musica tradizionale coreana. Esso è il flauto più grande del trio di fiati samjuk (삼죽, 三竹; letteralmente "tre strumenti di bambù"), che comprende al suo interno anche il junggeum (중금, 中笒), di media grandezza, e il sogeum (소금; 小笒), che è il flauto più piccolo tra i tre.
Storia
Origini
Le origini del daegeum si possono ricondurre, grazie a ritrovamenti archeologici, al regno di Goguryeo (37a.C.-668), regione nella quale giungevano le influenze musicali delle vicine realtà centro-asiatiche. I reperti testimoniano che durante il regno di Goguryeo, uno strumento simile al daegeum, lo hoengjeok, veniva suonato. Le prime testimonianze storiche scritte inerenti al daegeum appaiono più tardi, nel Samguk sagi (Cronache dei Tre Regni, 1445). Lo hoengjeok, quindi, può essere considerato un lascito ereditario da parte della cultura musicale del regno di Goguryeo a quello di Silla.
Folklore
Il folklore fa risalire la nascita del daegeum all’epoca di Silla Unificato (668-935), durante il regno di re Sinmun (681–692). Secondo la leggenda, nel 681 il re fece costruire un tempio vicino al Mare dell’Est dedicandolo al suo predecessore, re Munmu (661-681). L’anno successivo, una misteriosa montagna apparve ed iniziò a navigare verso il tempio. La montagna era a forma di testa di tartaruga e sulla cima era colma di bambù. Re Sinmun, allarmato da questo fenomeno insolito, diede l’ordine ai suoi seguaci di scoprire cosa stesse accadendo. Tra i suoi fedeli vi era Park Suk Jung, il quale era capace di predire i fenomeni atmosferici ed il futuro. Egli predisse che sulla montagna risiedeva un drago che rappresentava la reincarnazione del defunto re Munmu e che risiedeva nel Mare dell’Est per proteggere il regno. Inoltre pronosticò che se fossero andati in visita alla montagna, avrebbero ricevuto un regalo da parte del drago per proteggere Silla. Re Sinmun mandò senza indugio un suo fedele a cercare il regalo. Egli non trovò alcun regalo, tuttavia assisté ad un fenomeno insolito: vide il bambù in cima alla montagna mutare forma, riducendosi ad un solo ramo nella notte per poi sdoppiarsi durante il giorno. Ma il mattino seguente, la terra tremò, una forte pioggia si rovesciò sul regno e l’oscurità cadde per una settimana. Così re Sinmun pianificò di recarsi egli stesso in visita al drago. Una volta giunto alla montagna, la reincarnazione del defunto re finalmente apparve. Il drago porse a re Sinmun del bambù proveniente dalla cima della montagna, con il quale gli disse di crearci uno strumento musicale e suonarlo, al fine di portare pace nel regno: lo strumento avrebbe acquisito il suono prodotto dal bambù nel momento in cui si riuniva durante la notte, simile ad un applauso, il quale era una melodia di buona sorte che il re avrebbe dovuto sfruttare per governare il regno.
Re Sinmun tornò alla sua residenza e ordinò di costruire uno strumento musicale utilizzando il bambù donato dal drago. Non appena il bambù fu tagliato, sia la montagna sia il drago scomparvero. Dal bambù, gli artigiani crearono un flauto divino e grazie alla sua musica celestiale, il regno conobbe pace e serenità: i nemici si ritirarono dal regno, ogni malattia fu curata, ad ogni siccità seguiva una forte pioggia e quando vi era un alluvione la pioggia si fermava, il vento minaccioso diventava una gentile brezza e le grandi onde sparivano nel mare.
Per tutti i benefici che questo strumento portò al regno, gli fu dato il nome di Manpasikjeok (만파식적?), con il significato di "uno strumento che doma diecimila preoccupazioni". Il flauto diventò così uno strumento assai rinomato e la sua prestigiosità continua ai giorni nostri.
Il daegeum nel XXI secolo
Il daegeum si suona nella musica di corte, aristocratica, e folk, così come nella musica contemporanea classica, nella musica popolare e nelle colonne sonore di alcuni film. Con più di mille anni di storia, esso è ancora considerato come uno degli strumenti più rappresentativi della cultura coreana, ciò nonostante non è particolarmente popolare data la complessità nell'impararlo e la complessità nell'ottenere i materiali necessari alla sua manifattura. Alcuni maestri nell’arte del daegeum testimoniano gli ostacoli riscontrati nell’insegnamento di questo strumento. Tra questi, il maestro Im ha affermato che “Il daegeum non è facile da usare, ed è questo che rende lo strumento affascinante” e poi aggiunge che “il più grande sentimento, ricco di valore e gioia, si prova quando giovani studenti che hanno acquisito l’arte del daegeum, continuano a portare avanti la sua eredità.”
Ad esempio, Choi Woo-Suk, oggi importante maestro nell’arte del daegeum, dichiara di essere cresciuto ascoltando suonare suo padre. All' inizio del 2021 ha raggiunto un nuovo obiettivo: suonare per 40 minuti un pezzo musicale, almeno sei volte al giorno. Un record, considerando la fatica nel suonare questo strumento.
Storicamente nell'Akhak Gwebeom (Manuale di Musicologia) è indicato il bambù giallo come materiale per la fabbricazione del daegeum, tuttavia secondo il maestro e artigiano Lee Jung-dae (nome d’arte “Seoljuk”) il bambù a doppia scanalatura è ultimamente considerato un materiale migliore, nonostante la sua rarità nel trovarlo: uno su 10,000 germogli di bambù. Il tutto è reso più complesso dalla riduzione della domanda, rendendolo ulteriormente difficile da reperire.
Il bambù a doppia scanalatura usato oggi, chiamato anche “ssanggoljuk”, è più adatto per produrre un foro dal diametro regolare perché è molto spesso al suo interno. Altri tipi di bambù dal diametro interno irregolare, rendono il suono spiacevole. Il processo di trattamento del bambù è poi lungo e complesso. Lee Jung-dae dichiara che, al giorno d’oggi, riesce a produrre circa 20-30 daegeum all’anno, a seconda anche della richiesta variabile di anno in anno.
Oggigiorno il daegeum è impiegato anche nella musica fusion, in cui i suoni caratteristici della musica tradizionale coreana si mescolano a quelli della musica occidentale. Tale commistione risulta però incompatibile per alcuni esperti, come Lee Jung-dae, perché la musica coreana si basa sull'improvvisazione e la flessibilità, mentre la musica occidentale è caratterizzata dall'utilizzo e dal ripetersi di armonie e ritmi precisi lungo il pentagramma.
Struttura
Il daegeum è costituito da un unico blocco in legno di bambù lungo circa 75-80 cm. Per comprenderne meglio la struttura si possono utilizzare i termini usati per descrivere il flauto traverso, tenendo però sempre presente che sono due strumenti diversi.

La testata è composta da due parti visibili:
- L'imboccatura chwigu (취구) presenta il foro di insufflazione, attraverso cui il flautista suona lo strumento appoggiandovi le labbra.
- Il cheonggong (청공) è un altro foro, caratteristico dello strumento, su cui è appoggiata una membrana traslucida detta cheong (청). Essa è ricavata da un tipo di canna perenne che cresce nelle paludi o lungo i fiumi coreani. Quando lo strumento viene suonato la membrana vibra, producendo il timbro unico del daegeum; la vibrazione diviene ancora più particolare nel raggiungere il registro più alto, conosciuto come yeokchwi (역취). Data la fragilità della membrana che può facilmente rovinarsi compromettendo il suono dello strumento, il cheonggong viene coperto da una protezione chiamata cheonggarigae (청가리개). Di forma semicilindrica, essa presenta delle fessure o dei fori dove vengono fatti passare due nastri che servono per ancorarla alla testata. La cheonggarigae è solitamente fatta di ottone, ma se ne possono trovare di più preziose, in oro o argento. Ha infine una caratteristica decorazione cesellata.
La presenza del cheonggong anche nel daegeum di giada di Silla (신라 옥대금), fa presuppore che il cheonggong esista sin da questo periodo.
ll corpo centrale è costituito da sei fori chiamati jigong (지공). La prima metà viene chiusa rispettivamente da indice, medio ed anulare della mano sinistra; la seconda da indice, medio ed anulare della mano destra.
La parte terminale dello strumento presenta 1 o 2 fori, a seconda della tipologia, chiamati chilsunggong (칠성공) che servono per regolare il flusso d'aria e per produrre un suono uniforme.
Tipologie di daegeum e impiego
Nella musica tradizionale coreana si distinguono due tipologie di daegeum: il jeongak daegeum e il sanjo daegeum. Il primo è impiegato nella musica di corte o pungnyu, è leggermente più grande e ha un suono più profondo del secondo, che è invece utilizzato nella musica folk.
Con l'espressione daegeum sanjo (대금 산조), al contrario, si fa specificamente riferimento al genere musicale. Si tratta di un genere folk per daegeum solo, il quale pur essendo lo strumento principale, è spesso accompagnato dal janggo - tamburo a forma di clessidra, che determina il ritmo passando da una cadenza lenta ad una veloce.
La nascita del daegeum sanjo risale all’inizio del XX secolo, grazie a Park Jong-gi. Lo stile è stato tramandato fino ad oggi mantenendo le sue caratteristiche uniche intatte, tanto da essere considerato un Patrimonio Culturale Intangibile della Corea sin dal 16 Marzo del 1971. L'esecuzione è basata su una progressione che mira ad aggiungere ritmo e abbellimenti alla melodia principale, suscitando tensione e gioia.
Con daegeum jeongak, d'altra parte, si fa riferimento alla musica di corte per il daegeum. La musica di corte coreana è a sua volta suddivisa in sottogeneri in base allo scopo di utilizzo. Ad esempio nel jeryeak (coreano: 제례악, letteralmente "musica rituale"), il daegeum è impiegato insieme a strumenti a percussione come il pyeonjong, il pyeongyeong e il banghyang.
Manifattura
La costruzione del daegeum è complessa e non richiede solamente la conoscenza della sua struttura, bensì richiede anche che l’artigiano sia in grado di suonarlo e di comprenderne il suono e il timbro specifico che lo caratterizzano.
Inizialmente, non vi era una norma di base che dettava i vari passaggi della manifattura del daegeum. Le uniche informazioni sono state ritrovate in un manuale, l'Akhak Gwebeom (hangul: 악학궤범, hanja: 樂學軌範; letteralmente "Canone Musicale) risalente alla dinastia Joseon (1392-1910) e comprendente 9 volumi raggruppati in 3 libri. Questo manuale, come unica fonte di informazioni, è stato per lungo tempo un importante punto di riferimento per gli artigiani di strumenti, fino a che questi ultimi, in tempi più recenti, hanno notato la mancanza di misure esatte e dettagli accurati al suo interno. Si è così avviato un processo di approfondito studio collettivo tra gli artigiani, i quali si sono impegnati nel perfezionare le loro abilità esecutive personali e nel creare una rete di scambio di informazioni, che continua ancora oggi.
Tradizionalmente, in base alle indicazioni riportate nell'Akhak Gwebeom, il daegeum veniva costruito utilizzando del vecchio bambù giallo (l’invecchiamento del bambù è dato dal suo colore, che tende al giallo con il passare degli anni).
Ma studi successivi hanno determinato come il materiale migliore sia in realtà il bambù con doppia scanalatura, chiamato ssanggoljuk, il quale viene scanalato su entrambi i lati del suo stelo. Questo tipo di bambù è una mutazione genetica anormale, ed è quindi molto raro. È contraddistinto da una parete molto spessa e da una cavità stretta, di diametro regolare e uniforme: tali caratteristiche lo rendono adatto alla perforazione. Al contrario, altre tipologie di bambù presentano un diametro interno irregolare che non si presta alla produzione di suoni puliti. In a.tri termini, più il bambù è duro e uniforme, più il suono che produrrà sarà consistente, chiaro, e piacevole.
La ricerca di un bambù ssanggoljuk è ardua e richiede molto tempo agli artigiani. Una volta trovato, viene tagliato, rifilato e regolato nella sua forma, che consiste nel riscaldare il bambù sopra un fuoco per poi farlo essiccare accuratamente. Tale processo viene effettuato all’aria aperta e ci vogliono circa tre anni per completarlo, durante i quali il bambù tende a deformarsi. Per evitare che ciò accada, gli artigiani lo distendono e lo stirano periodicamente. Terminato il processo di maturazione, il bambù viene perforato e vengono creati il bocchino e i fori in base alle caratteristiche del bambù. Dopodiché, il bambù viene avvolto con fili di seta per prevenire la rottura della sua superficie.
Infine, viene posta sull’apertura del flauto una sottile membrana traslucida chiamata galdae cheong (갈대 청), la quale vibra quando lo strumento viene suonato, dando vita a un suono unico. La membrana viene ricavata da canne perenni che crescono nelle zone umide della Corea.
Dal momento che il processo di manifattura del daegeum è lungo e la ricerca e cura del bambù richiedono molta attenzione, annualmente un artigiano ne produce solamente 20 o 30 unità.
Tecnica
Per suonare il daegeum sono necessarie delle dita affusolate e con un'ampia apertura in grado di passare agilmente da un jigong all'altro. Inoltre, mentre si suona è fondamentale mantenere una postura corretta e posizionare orizzontalmente lo strumento, in modo tale che fuoriesca un suono pulito. Il daegeum ha un'estensione di due ottave e mezzo entro (Si3♭ - Fa6) cui si distinguono tre registri: uno grave con un timbro più caldo e morbido, detto jeochui (저취); uno intermedio che ha un suono più nitido e chiaro, detto pyunghui (평취); e infine uno acuto, chiamato yeokchwi (역취).
L'intonazione dipende dal chwigu, la peculiare imboccatura del daegeum - le cui dimensioni possono variare a seconda delle preferenze dell'esecutore. Grazie all'imboccatura più grande rispetto ad altri strumenti a fiato, chi suona può variare l'intonazione a partire da un quarto di tono fino a una terza maggiore. Una caratteristica che distingue il daegeum da altri strumenti a fiato è che per essere suonato deve poggiare sulla spalla, al fine di esprimere al meglio il nongeumboeop (una maniera di manipolare i suoni ornamentali). Inoltre, il daegeum deve essere mantenuto il più orizzontale possibile, in modo tale che la parte finale dello stesso non salga o scenda.
Il modo di posizionare le dita sullo strumento varia a seconda della mano - nel caso della mano sinistra, l'indice e il medio si piegano per coprire i primi due fori con i polpastrelli, mentre l'anulare è disteso per coprire il terzo foro. Il pollice sostiene la parte inferiore dello strumento mantenendolo così in stabile equilibrio. La mano destra invece utilizza le falangi intermedie dell'indice e del medio per coprire il quarto e il quinto foro; il sesto foro è infine coperto dalla punta dell'anulare disteso. Dal momento che la distanza tra i fori è molto grande rispetto ad altri strumenti a fiato, colui che suona il daegeum utilizza le falangi intermedie della mano destra, non la punta, per coprirli.
Il fattore più importante nel determinare il timbro caratteristico del daegeum, e quindi la sua identità e riconoscibilità, è il riverbero della membrana cheong (청). Dopo aver attaccato la membrana sul foro cheonggong (청공), il musicista dovrà fare un po' di pratica per riuscire ad ottenere un bel suono. Non ci sono delle vere e proprie "regole" che stabiliscono quando sia necessario impiegare questo singolare tipo di riverbero, perciò il musicista nel suonare deve fare affidamento sul proprio istinto e la propria sensibilità musicale. In altri termini, bisogna cercare di cogliere gli effetti di tale riverbero sui suoni successivi e determinare se rischia di "sporcarli" o di creare al contrario un'armonia piacevole all'orecchio (come accade con il pedale, nel pianoforte).
Come accade per altri strumenti musicali, anche con il daegeum è possibile produrre il vibrato, noto in coreano con il nome nongeum (농음). Il suonatore di daegeum muoverà il braccio sinistro per spostare l'imboccatura chwigu dello strumento (che con lo spostamento diventa più ampia o più stretta) determinando in questo modo una variazione del suono in cui l'intonazione si alzerà o abbasserà leggermente. A seconda della velocità di tale azione, il nongeum può essere più veloce o più lento.
Come in altri strumenti della musica tradizionale coreana, anche nel daegeum si può fare uso della diteggiatura a mezzo foro (bangyubeop), in cui il foro è chiuso solo per metà. Infine, c'è una grossa differenza timbrica tra suoni bassi e acuti, pertanto quando si suona in ensemble è necessario considerare l'equilibrio complessivo degli strumenti.
Repertorio
Secondo il Samguk Sagi, in origine esistevano 324 brani scritti per il daegeum, ma nessuno di loro è sopravvissuto fino ad oggi. Anche se non sono mai stati ascoltati dalla popolazione coreana odierna, la letteratura ci suggerisce che probabilmente erano accompagnati da danze e canti, o suonati per strumento solo.
Nella storia musicale coreana, il primo maestro di daegeum è stato Park Yeon (1378-1458), teorico musicale ed esecutore durante regno di re Sejong. Oltre al daegeum, accompagnava i suoi brani con altri strumenti come il gayageum e il geomungo.
Durante il regno di Joseon, vi era inoltre un'istituzione chiamata jangakwon che eseguiva musica di corte per la dinastia (Song 2008) e che ha prodotto maestri del daegeum come Ham Yunok, An Hwangseon, Kang Youngjun, Ham Jehong, Choi Hakbong, e Jung Yakdae (Jo 2014). Choi Hakbong (1856-1927) è anche stato il maestro di Kim Kyeseon (1891-1943), il primo esecutore nella storia di brani per daegeum solo. (Korea Cultural Heritage Foundation 2001; Kim 2005). Prima di lui, il daegeum veniva suonato solo in ensemble. Egli ha infine registrato diversi pezzi musicali con il daegeum ed arrangiato il noto brano "Chungseong-kok" (Jo 2014; Korea Cultural Heritage Foundation 2001).
Di seguito, alcuni brani recenti (ed i rispettivi autori) contenenti il daegeum:
- Dai Fujikura: Okeanos Breeze (2001/2019)
- Jon Yu: The spine with throttles hum (2019)
- Huawei Gan: Der Horizont der Stadt (2019)
- Hyeonwoo Lee: Wassertropfen (2019)
- Eunseg Lee: Sunshower (2019)
- Chamin: Hong (2019)
- Grégoire Simon: Ballade pour Lady Gagok (2019)
- Kim Jung Ho: Hayan Nabi (1988) (2019)
- CHEN Xi: Static Surge (2018)
- LI Jingyuan: A Song of Experience (2018)
- WEN Ziyang: Regress to Tao (2018)
- ZHAO Tianyi: An Autumn Evening in the Mountains (2018)
- Joel Bons: Nomaden-Erhu Fragment (2015/2018)
- Shadi Kassaee: TIME (2018)
- Jared Redmond: SHINTAK (ORACLE) (2018)
- YU KUWABARA: Striking a match momentarily I see the foggy ocean (2018)
- Wojtek Blecharz: Filed 4. Nexus (2018)
- Texu Kim: Sorigil begins (2018); Whirl, Swirl, Twirl (2017)
- Sun-Young PAHG: L’autre moitié de silence (2018)
- Miseon Jeong: 달타령 (2018)
- Seungwon Yang: Der Schluckende (2017)
- Gia Guoping: Diaspora (2017)
- Malika Kishino: Ha-dô (2017)
- Tom Rojo Poller: 6-STEP SCATTER (DUB) (2017)
- Juha T. Koskinen: 隨 at the mercy of (the waves)(2017)
- Cord Meijering: Light and Wind (2017)
- Yei Rang Kim: Jarada (2017)
- Thomas Nathan Krüger: Poly 2 (2017)
- Jeong Miseon; Gil (2016)
- Giorgio Tedde: Anemos (2016)
- Sebastian Claren: Today, I Wrote Nothing (Vol.1) (2016); Endless Summer (2019)
- Young Eun PaiK: Wildflower (2012/2016)
- Günay Mirzayeva: In einem Puls (2016)
- Matthias Bauer: Raue Farben (2016)
- Reflections on Taoism (2014)
- Catalina Rueda: Ritual 1 (2016)
- Artyom Kim: Shakti(2015)
- Shen Ye: DUO "鐸" (2015)
- Tom Rojo Poller: Rescattered Melodies (2013)
- Keiko Harada: Vanishing point study III-b (2013) The 5th season II (2012/2013) still/speed/silence (2019)
- Jeehoon Seo: Phantasmes(2015)
- Taewon Lee: Baram, Heuteun (2013)
- Benjamin Helmer: Suite (2015) Geoul (2015)
- Chong Huey Ching (*1986): Bond (2014)
- Marie-Helene Bernard: Sieben Sterne (2014)
- Deniel Oliver Moser: Tamatebako – Geronnene Zeit (2015)
- Ken Ueno: from a single calligraphic stroke, a vision of N'Shima emerges (2009)
- MANABE: Naoyuki (*1971); Requiem II (2012/2013)
- Yukiko Watanabe: INNER CLOUD (2015)
- Baudouin de Jaer: 42 Expressive Views From 42 Different Sides Of A Some Geometrical Subject (2011)
- Namguk Kim: 바람에게도 길이 있다 (2010) Bu Byeok Jun (2010) Younghi Pagh-Paan; Waste nur, Balde (2015)
- Hyun-Jin Yun: GONG-ZONE (2015)
- Sandeep Bhagwati: Warnings Written On The Wind (2012/2013)
- Blumenthaler, Volker (*1951): Approximation (2010) Changgu (2010) Cantico (2016)
- CHUNG Il-Ryun (*1964): Blackbird Calling (2018) Skala (2017) IRGEND (2016) MOTION(2015) SHIM - Heart (2011) MOMENTUM (2012) Gravity (2012) Seom (2014)
- Hakenberg, Stefan (*1961): Jet-Black and Silver (2006) Tortoise Sega (2012) Zerrend Geister (2015)
- Hamel, Peter Michael: YÜ - Die Begeisterung (2011)
- LEE Myung-Sun (*1973): OLLEH (2010) Şāl (2011) Session (2013) Groove (2015)
- Kwangho Cho: Garden of Slience I (2015)
- ISHII Maki (1936-2003): Shichiku goitsu
- CHO Eun-Hwa (*1973): Etüde Nr.1: Der Weg zur Natur (2012)
- Denis Schuler (*1970):EK BARAM (2013)
- Byungdong Paik (*1936): UNAK (1997/2013)(1997/2013, Premiere della versione per ensemble misto, arrangiata da Junghae Lee)
- Junghae Lee (*1964): SORIMORI (2013) Sorimuni 3 (2016)
- KO PyoungRyang (*1972):Trio (2011)
- PARK, Yongbin: Une chanson damour (2011)
- KUBO Mayako Fremde Nähe I (2011)
- Meijering, Cord (*1955): Ich sehne mich, o Freund an deiner Seite... (2010/2011)
- Stahmer, Klaus Hinrich (*1941): Baram Sori (2011)
- Winkelman Helena: Felsenresonanz (2012)
- YOON Hye-Jin: ha:l, the broken(2011)
- Sebastian Elikowski-Winkler: eo ipso (2010)
Sources:
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- Kim Jeong-seung, Traditional Korean Instruments : A Practical Guide for Composers, Chapter 4 “Daegeum”, Seoul: National Gugak Center, 2021. https://www.gugak.go.kr/site/program/board/basicboard/list
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- Integration of Korean Traditional Musical elements and Daegum techniques into western flute composition: Sori, Nong, and Un-Vi. http://ebot.gmu.edu/bitstream/handle/1920/12629/Choi_gmu_0883E_12575.pdf?sequence=1&isAllowed=y
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- Sung, Ki-Young, An Analysis of Timbre Comparison between Jeongak Daegeum and Sanjo Daegeum, Journal of KOEN, 2020, vol.14, no.3, pp. 229-236 (8 pages), DOI : 10.21184/jkeia.2020.4.14.3.229 https://www.kci.go.kr/kciportal/ci/sereArticleSearch/ciSereArtiView.kci?sereArticleSearchBean.artiId=ART002585704
- http://english.cha.go.kr/chaen/search/selectGeneralSearchDetail.do;jsessionid=JY3Ul7JohZwTEaXbkOpIIOQ4HbBmUO4CP5zoqU81WhPJ16pOVEQjNpZO8CwjTGZF.cha-was02_servlet_engine4?mn=EN_02_02&sCcebKdcd=17&ccebAsno=00450000&sCcebCtcd=11&pageIndex=5®ion=&canAsset=&ccebPcd1=&searchWrd=&startNum=&endNum=&stCcebAsdt=&enCcebAsdt=&canceled=&ccebKdcd=17&ccebCtcd=
- https://www.incheon.go.kr/en/EN010705/2065762
- http://www.koreanheritage.kr/feature/view.jsp?articleNo=3
- http://www.koreatimes.co.kr/www/news/art/2007/07/135_4565.html
- https://www.koreaherald.com/view.php?ud=20211229000781
- https://www.gugak.go.kr/site/program/board/basicboard/list?boardtypeid=116&menuid=001003003006002
- https://www.gugak.go.kr/site/program/board/basicboard/list?boardtypeid=116&menuid=001003003006002&lang=en
- Korean Culture and Information Service Website, https://www.korea.net/TalkTalkKorea/Korean/community/community/CMN0000005888
- (KR) 대금 초보를 위한 팁! 소리내기, 운지법, su YouTube.
- (EN) [Eng Sub] Ep 2. Daegeum | English Gugak Series | Korean Traditional Music 101 영어 국악 시리즈, su YouTube.
- (KR) 대금 농음 제대로 알고하세요!!※ 대금연주 / 대금농음 / 대금연주방법, su YouTube.
- (KR) K-Flute케이플룻, 직관적이고 쉬운 대금 음계 (Scale) 제 2탄!! _ K-Flute, su YouTube, 28 marzo 2020.
Writer: Priscilla Zeggiato, Ludovico Crestani, Anna Zaffonato
Link to the article: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Festival_Internazionale_del_Cinema_di_Busan
Short explanation
Il Festival Internazionale del Cinema di Busan (BIFF, precedentemente Festival Internazionale del Cinema di Pusan, PIFF), che si tiene ogni anno a Haeundae-gu, Busan(anche Pusan), Corea del Sud, è uno dei festival cinematografici più significativi in Asia. La prima edizione, tenutasi dal 13 al 21 settembre 1996, è stato anche la prima edizione di un festival cinematografico internazionale in Corea. L'obiettivo principale del BIFF è quello di presentare nuovi film e registi per la prima volta, in particolare quelli provenienti dai paesi asiatici. Un'altra caratteristica degna di nota è l'attrattiva del festival tra i giovani, sia in termini di vasto pubblico giovanile, sia attraverso i suoi sforzi per sviluppare e promuovere i giovani talenti. Nel 1999 è stato istituito il Piano di Promozione Pusan (ribattezzato Asian Project Market[1] nel 2011) per collegare i nuovi direttori alle fonti di finanziamento. Il 16° BIFF nel 2011 ha visto il festival trasferirsi in una nuova sede permanente, il Busan Cinema Center a Centum City.
Storia
1° edizione del Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 13-21 settembre 1996
- Film proiettati: 169 film da 31 paesi
- Film di apertura: Segreti e bugie (Secrets & Lies) di Mike Leigh, Regno Unito/Francia
- Film di chiusura: In Expecting di Ming Zhang, Cina
- Pubblico totale: 184,071
Il primissimo festival cinematografico internazionale che si tenne in Corea, creando una cultura cinematografica con la partecipazione attiva del suo pubblico, oltre a organizzare un forum per presentare il cinema coreano alla società cinematografica globale.
2° edizione Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 10-18 ottobre 1997
- Film proiettati: 163 film da 33 paesi
- Film di apertura: Chinese Box di Wayne Wang, Regno Unito/Francia/USA/Giappone
- Film di chiusura: Eighteen Springs di Ann Hui, Hong Kong-Cina
- Pubblico totale: 170,206 (pagante: 143,420)
Dopo il successo del 1° BIFF sia in termini artistici che popolari, il 2° BIFF mirava a diventare il trampolino di lancio per lo sviluppo e la crescita. Diventando, quindi, il palcoscenico principale nell'introduzione dei film asiatici e, allo stesso tempo, a svolgere il ruolo di forum per discutere del futuro del cinema asiatico e presentare la sua visione.
3° edizione Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del Festival: 24 settembre-1 ottobre 1998
- Film proiettati: 211 film da 41 paesi
- Film di apertura: Il silenzio (The Silence) di Mohsen Makhmalbaf, Iran/Francia
- Film di chiusura: Dr. Akagi (Kanzo sensei) di Shohei Imamura, Giappone
- Pubblico totale: 192,547 (pagante: 174,870)
Alla sua terza edizione, il più grande successo del BIFF è stato il suo emergere come il principale festival cinematografico asiatico nella ricerca dell'attuale tendenza del cinema asiatico. Il Pusan Promotion Plan (PPP) viene lanciato formalmente, formando un luogo di incontro per investitori e produttori globali con numerosi progetti cinematografici coreani e asiatici.
4° edizione Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 14-23 ottobre 1999
- Film proiettati: 207 film da 53 paesi
- Film di apertura: Baka satang (Peppermint Candy) di Lee Chang-Dong, Corea
- Film di chiusura: Non uno di meno (Not One Less) di Zhang Yimou, Cina
- Pubblico totale: 180,914
Il 4° PIFF è caratterizzato da una straordinaria programmazione incentrata sui film d'autore di alto livello. Sono stati proiettati film provenienti da paesi diversi, con una varietà di programmi che hanno offerto al pubblico la possibilità di assaporare la tendenza del cinema mondiale. Da sempre fonte di introduzione dei film asiatici alla comunità cinematografica globale, il PIFF è diventato la più importante vetrina per vedere nello stesso posto i principali film asiatici.
5° edizione Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 6-14 ottobre 2000
- Film proiettati: 207 film da 55 paesi
- Film di apertura: Uttara - I lottatori (The Wrestlers) di Buddhadeb Dasgupta, India
- Film di chiusura: In the Mood for Love di Wong Kar-wai, Hong Kong-Cina
- Pubblico totale: 181,708
Il 5° Festival Internazionale del Cinema di Busan (BIFF) è diventato il festival cinematografico che ipnotizza il pubblico, la vetrina dove registi e attori famosi vogliono presentare i loro film, e il miglior mercato per il cinema coreano e asiatico attirando investitori stranieri facilitandone la distribuzione internazionale.
6° edizione Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 9-17 novembre 2001
- Film proiettati: 201 film da 60 paesi
- Film di apertura: Heuksuseon (The Last Witness) di Bae Chang-ho, Corea
- Film di chiusura: The Legend of Suriyothai di Chatrichalerm Yukol, Thailandia
- Pubblico totale: 143,103
Mentre il BIFF ha attraversato le sue sei edizioni passate, si è stabilizzato abbastanza da pianificare la diversificazione dei suoi contenuti di programmazione. In questa edizione sono stati proiettati 201 film provenienti da 60 paesi, il numero più alto mai registrato nella breve storia del BIFF, per mostrare l'abbondanza di varie culture cinematografiche. Il PPP ha fondato la New Directors in Focus (NDIF) nel tentativo di scoprire nuovi artisti cinematografici nazionali, partendo da 8 talentuosi nuovi registi.
7° edizione Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 14-23 novembre 2002
- Film proiettati: 226 film da 57 paesi
- Film di apertura: Hae-anseon (The Coast Guard) di Kim Ki-duk, Corea
- Film di chiusura: Dolls di Kitano Takeshi, Giappone
- Pubblico totale: 167,349
Al 7° BIFF, i direttori dei tre festival cinematografici più importanti del mondo, Cannes, Venezia e Berlino, hanno visitato Pusan. Inoltre, è stata completata la creazione della Asian Film Industry Network (AFIN), una rete di industrie cinematografiche in Asia, ed è stato lanciato un nuovo mercato cinematografico asiatico AFIC (Asian Film Industry Centre), ed ospitato un pacchetto di reti (Asia Film Promotion Organization).
8° edizione Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 2-10 ottobre 2003
- Film proiettati: 243 film da 61 paesi
- Film di apertura: Doppelganger di Kiyoshi Kurosawa, Giappone
- Film di chiusura: Acacia di Park Ki-hyung, Corea
- Pubblico totale: 165,103 (paid audiences: 145,041)
L'8° Festival Internazionale del Cinema di Busan (BIFF) è diventato uno dei festival più straordinari al mondo con la riapertura della sede per la proiezione all'aperto, il maggior numero di film proiettati nella sua storia e la prima proiezione in assoluto di film nordcoreani. Anche l'eccezionale proiezione con l’Asian Film Industry Center (AFIC), in una co-venture con BIFCOM della Busan Film Commission, segnando il BIFF punto centrale dell'industria cinematografica asiatica.
9° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 7-15 ottobre 2004
- Film proiettati: totale 262 film da 63 paesi in 9 sezioni di programma
- Film di apertura: 2046 di Wong Kar-wai, Hong Kong-Cina
- Film di chiusura: The Scarlet Letter di Daniel H. Byun, Corea
- Pubblico totale: 166,164
10° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 6-14 ottobre 2005
- Film proiettati: un totale di 307 film da 73 paesi in 10 sezioni
- Film di apertura: Three Times di Hou Hsiao-hsien, Taiwan
- Film di chiusura: Na-ui gyeolhon wonjeonggi(Wedding Campaign) di Hwang Byeong-guk, Corea
- Pubblico totale: 192,970
11° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 12-20 ottobre 2006
- Film proiettati: 245 film da 63 paesi
- Film di apertura: Traces of Love di Kim Dae-seung, Corea
- Film di chiusura: Crazy Stone di Ning Hao, Cina/Hong Kong-Cina
- Pubblico totale: 162,835
12° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 4-12 ottobre 2007
- Film proiettati: 271 film da 64 paesi, per un totale di 770 proiezioni
- Film di apertura: Assembly di Feng Xiaogang, Cina
- Film di chiusura: Evangelion 1.0: You Are (Not) Alone di Kazuya Tsurumaki, Hideaki Anno, Masayuki, Giappone
- Pubblico totale: 198,603
13° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival:2-10 ottobre 2008
- Film proiettati: 315 film da 60 paesi, per un totale di 827 screenings.
- Film di apertura: The Gift to Stalin di Rustem Abdrashev, Russia/Kazakistan/Israele/Polonia
- Film di chiusura: I Am Happy di Yoon Jong-chan, Corea
- Pubblico totale: 198,818
14° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival:8-16 ottobre 2009
- Film proiettati: 355 film da 70 paesi, per un totale di 803 screenings.
- Film di apertura: Good Morning President di Jang Jin, Corea
- Film di chiusura: The Message di Gao Qunshu, Chen Kuo-fu, Cina
- Pubblico totale: 173,516
15° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival:715 ottobre 2010
- Film proiettati: 306 film da 67 paesi
- Film di apertura: Under the Hawthorn Tree di Zhang Yimou, Cina
- Film di chiusura: Camellia di Wisit Sasanatieng, Isao Yukisada, Jang Joon-hwan, Thailandia/ Giappone/ Corea
- Pubblico totale: 182,046
16° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 6-14 ottobre 2011
- Film proiettati: 307 film da 70 paesi
- Film di apertura: Always di Song Il-gon, Corea del Sud
- Film di chiusura: Chronicle of My Mother di Masato Harada, Giappone
- Pubblico totale: 196,177
17° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 4-13 ottobre 2012
- Film proiettati: 304 film da 75 paesi
- Film di apertura: Cold War di Longman Leung, Sunny Luk, Hong Kong
- Film di chiusura: Television di Mostofa Sarwar Farooki, Bangladesh
- Pubblico totale: 221,002
18° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 3-12 ottobre 2013
- Film proiettati: 299 film da 70 paesi
- Film di apertura: Vara: A Blessing di Khyentse Norbu, Bhutan
- Film di chiusura: The Dinner di Kim Dong-hyun, Corea
- Pubblico totale: 217,865
19° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 2-11 ottobre 2014
- Film proiettati: 312 film da 79 paesi
- Film di apertura: Paradise in Service di Doze Niu, Taiwan
- Film di chiusura: Gangster Payday di Lee Po-cheung, Hong Kong
- Pubblico totale: 226,473
20° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 1-10 ottobre 2015
- Film proiettati: 302 film da 75 paesi
- Film di apertura: Zubaan di Mozez Singh, India
- Film di chiusura: Mountain Cry di Larry Yang, Cina/Stati Uniti
- Pubblico totale: 227,377
21° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 6-15 ottobre 2016
- Film proiettati: 299 film da 69 paesi
- Film di apertura: A Quiet Dream di Jang Ryul, Corea
- Film di chiusura: The Dark Wind di Hussein Hassan, Iraq/Germania/Qatar
- Pubblico totale: 165,149
22° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival:12-21 ottobre 2017
- Film proiettati: 300 film da 76 paesi
- Film di apertura: Yurijeong-won (Glass Garden) di Shin Su-won, Corea del Sud
- Film di chiusura: Love Education di Sylvia Chang, Cina/Taiwan
- Pubblico totale: 192,991
23° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 4-13 ottobre 2018
- Film proiettati: 324 film da 79 paesi
- Film di apertura: Beautiful Days di Yun Jae-ho, Corea del Sud
- Film di chiusura: Master Z: The Ip Man Legacy di Yuen Woo-ping, Hong Kong/Cina
- Pubblico totale: 191,000
24° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 3-12 ottobre 2019
- Film proiettati: 299 film da 85 paesi
- Film di apertura: The Horse Thieves. Roads of Time di Yerlan Nurmukhambetov, Lisa Takeba, Kazakistan/Giappone
- Film di chiusura: Yunhui-ege (Moonlit Winter) di Lim Dae-hyung, Corea del Sud
- Pubblico totale: 189,116
25° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 21-30 ottobre 2020
- Film proiettati: 192 film da 68 paesi
- Film di apertura: Septet: The Story of Hong Kong di Johnnie To, Ringo Lam, Hark Tsui, Sammo Hung, Ann Hui, Patrick Tam Yuen, Wo Ping, Hong Kong, Cina/Cina
- Film di chiusura: Josee, the Tiger and the Fish di Tamura Kotaro, Giappone
- Pubblico totale: 20,135
26° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 6-15 ottobre 2021
- Film proiettati: 223 film da 70 paesi
- Film di apertura: Hebeun: Haengbog-ui nararo (Heaven: To the Land of Happiness)di Im Sang-soo
- Film di chiusura: Anita di Longman Leung
- Pubblico totale: 76,072
27° Festival Internazionale del Cinema di Busan
- Periodo del festival: 5 - 14 ottobre 2022
Sezioni
Il Festival Internazionale del Cinema di Busan si articola in varie sezioni. Tra quelle di maggior rilevanza figurano “Una finestra sul cinema asiatico” (“A Window on Asian Cinema”), dedita alla rappresentanza di registi provenienti dall’intero continente Asiatico; la sezione denominata “Nuove Correnti” (“New Currents”), durante la quale vengono presentati i lungometraggi di figure emergenti del cinema asiatico; “Retrospettiva sul cinema coreano” (“Korean Cinema Retrospective”), che ripropone opere di grandi nomi appartenenti al panorama cinematografico coreano o, alternativamente, una selezione di lungometraggi incentrati su temi significativi; infine “Grandangolo” (“Wide Angle”), incentrata su lavori sperimentali – solo per citarne alcune.
Per quanto concerne i progetti ufficiali relativi al Festival Internazionale del Cinema di Busan, allo stato presente sono attivi i seguenti:
Asian Contents & Film Market
Precedentemente noto come “Asian Film Market”, si è affermato come uno dei pilastri per la produzione e l’investimento dell’industria cinematografica asiatica. Si tratta di un mercato dedito alla circolazione e diffusione di contenuti multimediali che spaziano da webtoon ad audiolibri e in tempi recenti la sua popolarità ha raggiunto vette tali da eguagliare il celeberrimo FILMART di Hong Kong. In qualità di piattaforma di networking e business su scala internazionale, ACFM (acronimo di “Asian Contents & Film Market”, ndr) ospita ogni ottobre oltre 2.000 professionisti del settore provenienti da oltre 50 paesi.
Asian Cinema Fund
L’ente offre supporto economico a produzioni indipendenti al fine del loro rilascio nelle sale. Esso è comprensivo di due sub-categorie, l’una indirizzata più genericamente a registi asiatici e l’altra riservata a registi di nazionalità coreana. Inoltre, l’ “Asian Cinema Fund” è ulteriormente suddivisibile in “Script Development Fund”, con lo scopo di assistere i registi nel redigere sceneggiature, “Post-Production Fund”, e infine “Asian Network of Documentary Fund”, sponsorizzato da sei università e società nell’area metropolitana di Busan e lanciato nel 2002 ai fini di tutelare l’ambiente dai rischi correlati alle produzioni cinematografiche.
Asian Film Academy
Si tratta di un progetto educativo volto a promuovere giovani promesse del cinema asiatico e a costruire loro una rete di conoscenze che possa estendersi a tutto il continente. Negli ultimi 13 anni, oltre 313 membri dell’associazione provenienti da 32 paesi si sono distinti non solo all’interno del panorama cinematografico asiatico, ma hanno anche preso parte in qualità di esponenti presso disparati festival internazionali. Tra i suddetti spiccano nomi quali Béla Tarr, Jia Zhangke, Hou Hsiao-hsien, mentre alla presidenza figurano i più noti Lee Chang-dong e Kore-eda Hirokazu. Quest'anno, il ruolo di presidente è stato assunto da Lou Ye.
Busan Cinema Forum
Tale evento a cadenza annuale, indirizzato a studiosi e registi e lanciato nell’ottobre del 2011, punta a incrementare la conoscenza e ad espandere la rete di supporto attorno all’industria e all’estetica cinematografica. Grazie alla recente aggiunta di suddetto progetto al Festival Internazionale del Cinema di Busan, quest’ultimo è divenuto il primo festival del cinema a vantare una componente accademica. Tale iniziativa, a detta del direttore del festival Lee Yong-kwan, è stata intrapresa con l’obbiettivo di far convergere il mondo accademico e quello della critica cinematografica, i quali tendono ad operare in maniera autonoma l’uno rispetto all’altro. Lee si auspica pertanto che il “Busan Cinema Forum” possa costituire un’occasione di rilanciare a livello internazionale suddetta tendenza, peraltro già storicamente riscontrabile in festival quali quello di Edimburgo o di Pesaro.
Controversie
Il Festival Internazionale del Cinema di Busan (BIFF) è stato coinvolto in una controversia dopo aver deciso di proiettare “The Truth Shall Not Sink with Sewol” (“다이빙벨”), diretto dal giornalista Lee Sang-ho (이상호). Si tratta di un documentario sudcoreano riguardante il naufragio del traghetto Sewol (세월), avvenuto la mattina del 16 aprile 2014, che causò la morte di 304 persone.
Prima dell'inizio del 19° Festival di Busan (tenutosi dal 2 al 11 ottobre 2014), i familiari di alcune delle vittime hanno consegnato una lettera di protesta al sindaco di Busan e presidente del comitato per l'organizzazzione del Festival, Seo Byung-soo (서병수), e tenuto una conferenza stampa, dichiarandosi contrari alla messa in onda del film, definendolo non imparziale e che "ferisce le famiglie in lutto che desiderano andare avanti".
Inoltre, essendo una pellicola particolarmente critica nei confronti della gestione dell'incidente da parte del governo, aveva riscontrato difficoltà nel trovare distributori ufficiali in Corea.
A fronte di ciò, Seo Byung-soo provò a ritirare il film dal programma del Festival; venendo accusato, così, di censura. Alla fine, “The Truth Shall Not Sink with Sewol” venne, quindi, proiettato.
Una delle conseguenze di questa scelta fu il taglio ai finanziamenti del BIFF (quasi del 50%), nei due anni successivi, da parte del consiglio cinematografico del governo. In aggiunta, il Direttore e membro fondatore del Festival, Lee Yong-kwan (이용관), venne accusato di (presunta) appropriazione indebita, e condannato a una pena detentiva sospesa, che è stata, poi, modificata in una multa, verso cui Lee ha presentato ricorso. Nel 2016, presentò, comunque, le sue dimissioni.
Tali risvolti vennero popolarmente interpretati come una “vendetta”, e come una strategia dello Stato per influenzare a proprio piacimento il BIFF. Di conseguenza, nonostante le dimissioni, a febbraio del 2016, di Seo Byung-soo dalla carica di presidente dell'organizzazione del Festival (a seguito di pressioni da parte del BIFF stesso), nove organizzazioni cinematografiche sudcoreane di alto profilo, minacciarono di boicottare l'edizione prevista per ottobre, accusata di non poter garantire indipendenza e libertà d'espressione. A seguito di un'assemblea tra i rappresentanti di queste organizzazioni (il 21 marzo), vennero richieste, in una conferenza stampa a Seoul, le scuse pubbliche di Seo per le sue azioni degli ultimi tre anni, e la revisione degli articoli dello statuto del Festival (cosa su cui il sindaco di Busan aveva avuto dei tentennamenti), in modo da garantirne l'autonomia e l'indipendenza.
In questo contesto, molti espressero online il loro sostegno al Festival, tramite l'hashtag #ISUPPORTBIFF; mentre altri hanno indossato adesivi a sostegno del capo del Festival estromesso, Lee Yong-kwan; che verrà reintegrato e nominato nuovamente presidente del Festival nel 2018.
Topic: Namhansanseong
Writers: Beatrice Palmieri, Giulia Steinrotter
Questo articolo riguarda Namhansanseong (남한산성), fortezza costruita non lontano da Seul nel XVII secolo e patrimonio dell’UNESCO.
Link: https://it.wikipedia.org/wiki/Namhansanseong
Sources: UNESCO Heritage
Writer: Irene Figoni, Carmela Melluso, Giulia Filannino.
Short explanation:
Il Museo Nazionale dell’Hangul (국립 한글 박물관?) è stato fondato nel 2014 nel distretto di Yongsan nella città di Seoul, vicino al Museo Nazionale della Corea e si occupa della promozione del valore linguistico e culturale dell’Hangul e della sua conoscenza. Inoltre il museo si occupa di collezionare e analizzare dati sull’Hangul che fungono poi da base per mostre, attraverso le quali esplorare la storia dell’Hangul. Mette in mostra il contesto culturale e politico della nascita della struttura linguistica coreana e l’evoluzione del sistema di caratteri alfabetici coreano, noto come Hangŭl, attraverso mostre e attività di ricerca, le quali raccolgono informazioni sull’Hangul provenienti dalla Corea e dall’estero.
Esso vanta un seminterrato con un auditorium e tre piani con aule, una biblioteca che contiene libri specialistici e facsimili di vecchi documenti accessibili al pubblico, una sala espositiva permanente e una per le esposizioni speciali.
All’interno del museo troviamo anche diverse mostre che si dividono in: permanenti e speciali. Il museo ospita anche delle collezioni.
Il Museo Nazionale dell’Hangul sostiene la promozione della cultura dell’Hangul attraverso la comunicazione e lo scambio di pensieri. I programmi educativi si basano sulle collezioni del Museo: questi sostengono la condivisione dei pensieri e incoraggiano i partecipanti a comunicare tra loro attraverso l'ascolto, la parola, la lettura e la scrittura. Il Museo Nazionale offre ai partecipanti la possibilità di aumentare la propria comprensione culturale e permette loro di sviluppare uno spirito da leader creativi, offrendo vari programmi educativi specifici per età, generazione e situazione. I programmi offerti dal museo possono essere tenuti online e sono anche rivolti agli stranieri per permettere loro di avvicinarsi all’arte della calligrafia in Hangul.
LINK: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Museo_Nazionale_dell%27Hangul
Writers: Alessandra Acciarino, Luca Caiazzo, Rosa Di Monda, Velia Filomena Pepe (Team Naples, team 1)
La Commissione Nazionale Per i Diritti Umani Della Corea (NHRCK)
La Commissione Nazionale Per i Diritti Umani Della Corea (NHRCK) è stata istituita nel 2001 dal National Human Rights Commission Act come istituzione nazionale indipendente che sostiene, protegge e promuove i diritti umani in un senso ampio, ivi compresi valori quali la dignità e la libertà dell’essere umano. Per garantire l'indipendenza, la Commissione è separata da tutti i rami del governo sudcoreano.
Propositi:
Secondo l'articolo 1 della Legge sulla Commissione Nazionale per i Diritti Umani della Corea, lo scopo dell’istituzione è quello di proteggere i diritti umani degli individui, avvalorandone la dignità ma anche quello di promuovere e salvaguardare l’ordine fondamentale della Democrazia in Corea del Sud.
Con il proposito di “un mondo di dignità per tutti”, le Tre Priorità della Commissione[1] (2021-2025) sono:
Risposta proattiva alla situazione in costante evoluzione dei diritti umani e ai disastri globali.
Attuazione interna delle norme internazionali sui diritti umani.
Sviluppo di responsabilità e di capacità in qualità di istituzione nazionale per i diritti umani.
Obiettivi della Commissione:
La Commissione ha 4 obiettivi principali, ma si focalizza su impegni specifici durante diversi archi temporali, come riportato di seguito:
Arco Temporale | Priorità e Obiettivi[2] |
2006-2008 |
|
2009-2011 |
|
2012-2014 |
|
2015- 2017 |
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2018-2020 |
|
2021-2025 |
|
Commissione e Segretariato
La Commissione Nazionale dei Diritti Umani Coreana è composta da undici commissari[4], quattro dei quali devono essere donne; vi è un presidente, tre commissari permanenti e altri sette commissari non permanenti. Sono tutti selezionati dalle proprie capacità personali per una durata di tre anni e possono essere rieletti per altri tre anni. La commissione è suddivisa in: il Comitato Plenario e il Comitato Permanente dei commissari.
La Commissione Plenaria, nonché l'organo decisionale più importante, si riunisce due volte al mese mentre il Comitato Permanente dei commissari si riunisce una volta alla settimana.
Oltre a questi due Comitati ci sono altri quattro Comitati minori che si occupano di:
- violazioni dei diritti umani da parte della procura, della polizia e dell'esercito,
- violazioni dei diritti umani: nei centri di detenzione, nelle carceri, nelle strutture militari, nei centri di cura delle carceri e nei centri di assistenza di gruppo.
- questioni legate alla discriminazione;
- discriminazioni nei confronti delle persone con disabilità.
Il segretariato è diretto dal segretario generale e la sede si trova a Seoul, con tre uffici regionali situati a Gwangju, Busan e Daegu. Il bilancio annuale del Segretariato è di 21 milioni di USD (2010) e vi lavorano 164 dipendenti a tempo pieno. Il Segretariato è a sua volta suddiviso in altre undici tematiche e in tre dipartimenti molteplici. Vi sono inoltre molteplici centri di consulenza, biblioteca e servizi pubblici di informazione. A fare da portavoce e da promotori per la diffusione e la cooperazione fra gli individui della società sono attivisti per i diritti umani oppure esperti in materia.
COVID 19 e Diritti Umani
Con la diffusione del COVID-19 in Corea del Sud, la NHRCK ha dovuto affrontare nuove minacce ai diritti umani: nel 2020 la presidente Choi Young-ae ha definito il virus come “un test per valutare le capacità della società sud coreana di proteggere i diritti umani”, criticando la scelta del governo di adottare un bracciale in grado di tracciare la posizione di sospetti pazienti COVID-19 in tempo reale. Nonostante abbia riconosciuto la necessità di rispettare le disposizioni indicate dalle autorità, Choi ha anche sottolineato l’importanza di proteggere la libertà delle persone di scegliere se essere tracciate o meno e sul trattamento dei dati personali[5].
La NHRCK ha anche dovuto occuparsi di diversi casi di discriminazione tra i gruppi più vulnerabili e marginalizzati in seguito alla risposta nazionale alla pandemia, nonché alla carenza di un supporto appropriato a questi gruppi.
Dal maggio 2020 le persone appartenenti alla comunità LGBT hanno affrontato diverse discriminazioni in seguito allo scoppio di un focolaio a Itaewon, un distretto di Seoul che ospita diversi locali notturni, compresi locali gay. Tuttavia, alcuni giornali decisero di collegare il focolaio ai soli locali gay, portando a un aumento delle molestie e delle intimidazioni online contro le persone LGBT. Le autorità, inoltre, rivelarono informazioni personali delle persone che erano risultate positive al COVID-19, e, sulla base di queste informazioni, alcuni individui cercarono di identificare le persone infette, esponendole a discriminazioni e molestie. Di conseguenza, molte persone LGBT evitarono di farsi esaminare per paura che la loro identità diventasse di dominio pubblico[6]. [7]
La NHRCK si è occupata anche di aree di disuguaglianza e disparità che sono state accentuate dalla pandemia: queste includono, per esempio, la mancanza di un supporto adeguato alla comunità disabile, data l’inaccessibilità di molte strutture di supporto per le persone in sedia a rotelle; inoltre, molti appartenenti a questa comunità non erano nemmeno a conoscenza dell’esistenza di servizi assistenziali disponibili per loro[8]. La pandemia ha anche portato a un aumento della violenza domestica, della disuguaglianza salariale tra uomini e donne[9] e di casi di abusi sugli anziani, commessi soprattutto da parenti[10]. Inoltre, I lavoratori stranieri sono stati costretti a eseguire test anti-COVID obbligatori, cosa che è risultata in ripetute discriminazioni.[10]
Infine, nell’aprile 2021 la NHRCK ha avviato un’indagine in risposta all’accusa secondo cui l’esercito avrebbe violato i diritti delle reclute, negando loro un’alimentazione appropriata e l’accesso ai sanitari come misura anti-COVID.
Topic: Hwarang
Writers: Cristiana Barbieri, Chiara Bertolini, Alessia Cappiello (SAYUL in Italy-TEAM SIENA)
Summary: Questo articolo parla dei Hwarang. Parte dalle origini di questo gruppo di giovani guerrieri del periodo Silla, ripercorrendo la loro storia soffermandosi su alcuni concetti e particolarità.
(eng: This article is about the Hwarangs. It starts from the origins of this group of young warriors of the Silla period, retracing their history focusing on some concepts and particularities.)
https://it.wikipedia.org/wiki/Hwarang#Significato_del_termine
Topic: JONGNO's Neighborhood
Writer: Alessandra Crisà (team Rome)
Short explanation: Breve spiegazione del quartiere, dei luoghi più conosciuti e possibili luoghi da visitare.
Il cuore di seoul Jongno:
Jongno 3(sam)-ga, a Seoul si è classificata terzo nella classifica "I 49 quartieri più cool del mondo" per il 2021, selezionata dalla rivista di viaggi inglese Time Out. Che fascino racchiude questo luogo, che attira l'attenzione del mondo e attrae un'intera generazione? Jongno è il cuore di Seoul, dove convivono passato e presente della Corea, senior e junior, e stili retrò e raffinati. Vediamo quali sono le principali tappe per visitare JONGNO:
Mercato di Gwangjang, mercato tradizionale coreano:
Situato a Yeji-dong, Jongno-gu, il mercato di Gwangjang mostra l'energico stile di vita quotidiano dei coreani. Essendo il primo mercato permanente della Corea con circa 100 anni di tradizione, ospita numerosi grossisti e rivenditori di tessuti di hanbok (vestiti tradizionali coreani). Recentemente è diventato più famoso per la sua strada gastronomica unica che serve piccoli gimbap, frittelle di fagioli mung e tartare di manzo. L'aroma saporito del cibo attira i passanti nel mercato.
Entrando nel mercato di Gwangjang, troverai facilmente ristoranti di tartare di manzo, Kkoma gimbap, anche noto come mayak gimbap, che letteralmente significa "gimbap di droga", perché una volta che assaggi questi involtini avvincenti con la salsa di senape, non vorrai mai smettere di mangiarli. Inoltre, il japchae, una combinazione di varie verdure, carne e spaghetti di vetro, è un piatto festivo solitamente consumato in occasioni speciali a causa del suo processo di cottura complesso e dispendioso in termini di tempo. Tuttavia, questo delizioso piatto è prontamente disponibile nel mercato di Gwangjang a un prezzo ragionevole.
Troviamo anche le frittelle di fagioli mung (bindaetteok) e il pancake con ripieno di zucchero (hotteok). Mentre il pancake alla piastra ripiena di zucchero e noci è uno spuntino dolce simile a un dessert, la frittella di fagioli mung, fatta con pasta di fagioli mung, germogli di fagioli verdi e carne di maiale, è perfetta per i turisti affamati e si gusta al meglio con le bevande. Quest'ultimo ha una lunga tradizione ed è il cibo più popolare al mercato di Gwangjang.
Attraenti luoghi per passeggiate lungo Seosulla-gil
Dopo aver placato la tua fame nel mercato di Gwangjang, possiamo scoprire altri incantevoli luoghi nascosti di Jongno! Seosulla-gil, la strada del muro di pietra occidentale che circonda il Santuario di Jongmyo, patrimonio mondiale dell'UNESCO, è un bellissimo luogo per passeggiate con un'atmosfera accogliente e tranquilla. Dietro il muro di pietra, i rami verdeggianti di un grande albero vecchio offrono un luogo ombroso di riposo in estate e si tingono di colori autunnali in autunno. Mentre cammini lungo la strada lunga 800 metri e osservi il paesaggio mozzafiato, passerai accanto a laboratori di artigianato tradizionale, multinegozi di gioielli, caffè, pub e altri negozi interessanti dove puoi fermarti e riposarti a tuo piacimento.
Passeggiando lungo K-Crafts Street
Sapevate che le targhette identificative dei cittadini e le forcine ornamentali apparse nella popolare serie Netflix di K-zombie “Kingdom (2019)” sono state realizzate in un tradizionale laboratorio artigianale a Seosulla-gil? Conosciuta anche come via dell'artigianato, Seosulla-gil ospita molti negozi simili. Vorremmo presentarti Space 42, dove troverai diversi gioielli artigianali. Questo complesso culturale offre vari prodotti di designer di gioielli coreani emergenti. Il suo primo piano ospita un multishop di gioielli, mentre il secondo piano ospita un lounge e uno stand per esperienze dove i visitatori possono cimentarsi nella creazione di gioielli.
Gustare cibi e bevande ad Hanok
Se vuoi prenderti una pausa dalle passeggiate per Seosulla-gil, ti consigliamo di visitare il Café Sasa per un delizioso caffè o il Seoul Gypsy per una bevanda alcolica. Il Café Sasa, progettato come un hanok. Inoltre, il Seoul Gypsy, un hanok degli anni '50 ristrutturato e decorato in uno stile da pub unico, vanta microbirrifici sperimentali e piatti esotici, tra cui pollo vietnamita e insalata thailandese.
L'ultimo corso del tour a piedi di Seosulla-gil ti fa scoprire la bellezza delle tradizioni coreane. Il Korea Saekdong Museum, caratterizzato da un tradizionale stile hanok e interni moderni, mostra l'antica cultura dell'abbigliamento coreano. La parola coreana saekdong significa "vestiti con strisce multicolori". Il museo espone abiti da sposa tradizionali e abiti per bambini per celebrare i loro primi anniversari realizzati con questi abiti colorati a righe. Inoltre, puoi acquistare vari accessori moderni, come tazze e pochette, realizzati con il design a strisce colorate nel negozio del museo.
I principali vicoli gourmand della cultura Newtro
Jongno ospita numerose strade gastronomiche, che vanno dai vecchi ristoranti di Meat Alley e Pocha Street a Ikseon-dong Café Street, che ha incitato la mania newtro della Corea. Questi vicoli gourmand attraggono persone di tutte le età, dagli anziani agli hipster!
Molti ristoranti di carne di maiale di lunga data che servono pancetta di maiale alla griglia e gonna di maiale si trovano lungo Meat Alley, vicino alla stazione di Jongno 3(sam)-ga, uscita 6. Questi vecchi ristoranti hanno ciascuno le loro specialità e Tongdwaeji Jip, noto per il suo enorme calderone. La pancetta di maiale alla griglia con coperchio, non fa eccezione. La pancetta di maiale alla griglia, considerata il cibo dell'anima coreana, è diventata un piatto popolare tra gli stranieri ed è elencata nell'Oxford English Dictionary. Puoi goderti la pancetta di maiale e il kimchi grigliati su un calderone caldo e avvolgerli in foglie di lattuga o perilla. Se vuoi apprezzare adeguatamente la cultura gastronomica coreana alla moda, ti consigliamo di terminare il pasto con riso fritto a base di kimchi e formaggio.
Ikseon-dong Café Street è un luogo popolare tra i giovani per trovare dessert eccitanti. Il caffè hanok "Cheong Su Dang" è noto per i suoi deliziosi dessert, come il soufflé castella, preparato su ordinazione, la torta al sesamo nero e il caffè versato a base di caffè macinato a pietra. Questo caffè è anche un famoso luogo fotografico grazie al suo design degli interni. Il suo ingresso è impreziosito da una lampada di bambù e pietre miliari, che sottolineano la bellezza asiatica, mentre il suo interno rispettoso della natura è decorato con muschio e rocce.
Se cammini verso Nagwon Arcade dall'uscita 3 della stazione Jongno 3(sam)-ga sulla linea 5 della metropolitana, troverai bancarelle di cibo lungo la strada. In Pocha Street, puoi provare gli snack preferiti dai coreani, come zuppa di cozze, zampe di pollo alla griglia, anguilla di mare alla griglia e frittelle di cipolle verdi, servite con bevande alcoliche su un tavolo da strada. Se vuoi vivere la cultura notturna coreana, questo è il posto perfetto per concludere i tuoi viaggi a Jongno!
Topic: Yangban
Writer: Elena Olga Calanna, Elisa Cidda (team Rome)
Short explanation: Etymology, History, and explanation about Yangban
wikipedia link: https://it.wikipedia.org/wiki/Yangban
Yangban ETIMOLOGIA Il termine “yangban” si compone di due diverse sillabe, il cui significato complessivo suggerisce il senso originario della parola: “yang” (cor. 양, 兩) due, entrambi, e “ban” (반), gruppo, classe, ordine. Il termine ban implica già di per sé la carriera bipartita degli yangban, indicando sia lo stato civile o “orientale” (tongban), sia lo stato militare o “occidentale” (soban). Da questa etimologia è possibile comprendere perché, in periodo Goryeo, il termine “yanban” facesse originariamente riferimento ai due rami distinti di questa casta: il ramo civile (cor. 문반) e quello militare (cor. 무반). Attualmente questo vocabolo ha perso la sua connotazione politica e sociale, se non per i pochi eredi che ancora affermano una discendenza diretta dall’antica classe elitaria. Nel linguaggio comune “yangban”, viene utilizzato nel significato di “gentiluomo”, “brav’uomo”, o in alcuni casi “marito”. REPERTORIO STORICO La figura dello Yangban comincia ad affacciarsi sulla storia della penisola coreana a partire dal medio periodo Goryeo, con personaggi illustri quali Kim Busik (autore the Samguk Sagi, Storia dei Tre Regni, 1145) a rappresentare uno dei due ordini in cui la classe era convenzionalmente suddivisa: civile e militare. Kim apparteneva al primo ordine, quello civile, il quale godeva al tempo di supremazia indiscussa nella società e negli affari di stato. Questa distinzione era fonte di non pochi conflitti interni, che porteranno eventualmente il ramo militare a prendere il potere con un colpo di stato nel 1170. La parabola militare, molto simile allo Shogunato presente in Giappone, ha vita breve in quanto l’ordine verrà restaurato nel giro di un secolo. La società del periodo Joseon eredita da Goryeo la rigorosa suddivisione gerarchica; tuttavia, la distinzione tra ramo militare e ramo civile si fa via via più nebulosa, e il termina Yangban comincia ad essere impiegato per riferirsi a tutta quella classe sociale elitaria che domina quasi indiscussa sino al tardo periodo Joseon. Come nel periodo Goryeo, così nel primo periodo Joseon, l’appartenenza alla classe degli Yangban era determinata dal superamento degli esami, tuttavia, mentre sotto Goryeo gli esami erano accessibili a tutti i coreani maschi, liberi e di maggiore età, la transizione alla dinastia Joseon determina un cambiamento considerevole: solo gli yangban e affiliati possono accedere a un’educazione superiore e quindi agli esami. Per questa ragione, molti nobili non gradiscono che, con la diffusione dell’alfabeto hangul (1446), coloro cui era stata preclusa un’istruzione adeguata (donne e classi inferiori) possano ora imparare a leggere, scrivere e prendere parte più attiva alla vita politica. Sotto la dinastia Yi (la dinastia regnante durante tutti i cinquecento anni di regno), gli yangban erano la classe più prestigiosa, a seguire: i chungin (media-borghesia), i sangmin (la gente comune), e i ch’ommin, la categoria più infima che includeva schiavi e baekjeong (letteralmente macellai, ma in senso più lato tutto coloro che praticavano lavori considerati squallidi). In particolare, gli yangban del periodo Joseon erano veri e propri latifondisti, grandi proprietari terrieri che ricevevano dal governo sussidi e/o terre, la cui lavorazioni era affidata a braccianti e servi. Dal canto loro, gli yangban non si occupavano direttamente dei loro appezzamenti, piuttosto si dedicavano a studi accademici e incarichi governativi. Con l’ascesa della nuova dinastia e del Neoconfucianesimo a ideologia di stato, gli yangban diventano i custodi di tale morale ed esponenti per eccellenza della Dottrina Confuciana e della coltivazione interiore ed esteriore del se, in particolare attraverso arte, calligrafia, letteratura e studio dei classici cinesi. Oltre che privilegi, quest’élite aveva anche degli obblighi: verso il governo pagare le tasse e prendere parte al servizio di leva; verso la propria classe eseguire riti e pratiche cerimoniali per onorare gli antenati (rigorosamente riservate ai maschi primogeniti, secondo i dettami di una società patriarcale e patrilineare), seguire una condotta consona a uno yangban entro i canoni della pietà filiale, e sposarsi esclusivamente entro i confini della propria casta. Se in origine quella degli Yangban era una classe meritocratica, e quindi posizione ottenuta attraverso lo studio e il superamento degli esami, con il passare dei decenni e soprattutto nel tardo periodo Joseon, diventa piuttosto una carica ereditaria marchiata da nepotismo. Ragione per cui, non era raro trovare yangban che conservavano il titolo ma non la ricchezza, si trattava di yangban caduti in disgrazia, nobili di nome ma non di fatti, e che spesso diventavano oggetto di derisione in opere popolari, quale lo “Yangban chŏn” (Storie degli Yangban) di Pak Chi-won (1737-1805), il quale ne descrive le abitudini in maniera poco lusinghiera. La rispettabilità della classe entra in crisi a partire dal 1592, anno della prima invasione giapponese da parte del generale Toyotomi Hideyoshi, che si protrarrà sino al 1598 in quella che viene ricordata come “Guerra Imjin” (guerra dell’anno Imjin). Il governo comincia a vendere le cariche a coloro abbastanza ricchi da potersele permettere, seppur non yangban, in modo da garantire un maggior fluire di tasse nelle casse dello stato per finanziare la guerra. A questo periodo risalgono inoltre molte genealogie fabbricate da sangmin arricchiti desiderosi di diventare Yangban. Avendo l’esercito Hideyoshi distrutto molti registri genealogici era difficile dire chi appartenesse a quale classe e soprattutto stabilire la falsità o l’autenticità da tali registri. La classe degli yangban va via via perdendo prestigio e influenza con lo sgretolarsi della dinastia Joseon, nell’arco di tutto il secolo XIX e inizi del secolo XX. Specialmente nella regione dell’Andong, tuttavia, patria per eccellenza delle più nobili famiglia di yangban del tardo Joseon, vi sono ancora coloro che vantano una parentela con le antiche classi nobiliari. In particolare, molti di questi eredi mantengono viva la tradizione attraverso riti e cerimonie, quali i riti ancestrali, inscenandole davanti a pubblico, e offrendo le proprie case, chongtaek (“case di lignaggio”) come ostello. YANGBAN NELLA SOCIETA’ Nonostante la nomea di letterati impeccabili e rigorosi, gli Yangban erano più che semplici studiosi. Subordinati solamente alla famiglia reale (su carta quanto meno), costituivano la classe dominante sotto la dinastia Joseon, e in quanto tali si occupavano di preservare pratiche, costumi, politiche e dimensione sociale. L’ambizione era una caratteristica comuni a queste élite, e nome di essa molti Yangban finivano col prendere parte attiva agli affari di corte, sia come ufficiali e consiglieri che, come poeti, artisti e letterati. Era pertanto imperativo costruire e coltivare un’adeguata rete di relazioni, che permettesse loro di interagire sia con le più alte sfere, che tra clan – diverse realtà regionali ospitavano clan diversi. Queste interazioni erano regolate all’interno della hyanghoe (cor. 향회), letteralmente “assemblea locale”, l’organo governativo per eccellenza che sanciva l’appartenenza alla nobiltà di Joseon. Quando uno Yangban veniva ufficialmente ammesso all’ordine il suo nome e la data di ammissione venivano inseriti nella hyang’an (cor. 향안), “elenco locale”, contenente tutti i membri appartenenti al circolo locale, scritta a mano e preservata con cura dall’élite del posto. Queste liste venivano conservate nel hyangch’ong (cor. 항청), bureau locale, o nelle hyanggyo, scuole locali (cor. 햑교). I membri più anziani o direttamente imparentati con i redattori della prima lista godevano ovviamente di molti più benefici e minori restrizioni rispetto ai membri più giovani o ai nuovi arrivati. Il sistema di classi, o meglio di caste, del periodo Joseon, era estremamente rigido e non a tutti erano concesso il titolo di Yangban. I criteri di selezione per entrare a far parte della hyanghoe erano severi, e, nonostante potessero variare da regione a regione, determinate credenziale erano comuni a tutte le assemblee: 1. Condurre la vita propria da Yangban 2. Essere imparentati con un’importante letterato o qualcuno che abbia superato l’esame di stato 3. Avere legami generazionali con uno dei clan locali 4. Avere preso moglie in una famiglia di yangban in possesso delle credenziali sopracitate Al difuori della capitale, e quindi nei vari villaggi e realtà regionali, i signorotti locali detenevano un potere assai esteso, tant’è che i magistrati assegnati alle stesse zone di residenza dei clan Yangban si rivolgevano spesso ad essi per pacificare le rivolte e mantenere lo status quo. Queste collaborazioni potevano, in casi estremi, diventare vera e propria sudditanza, rimettendosi gli ufficiali nelle mani delle élite. Un altro importante nucleo di ritrovo sociale per Yangban e letterati era il samaso. Qui si riunivano i candidati (Jinsa, 진사) al gwageo (cor. 과거), gli esami di ammissione al servizio civile (mungwa, 문과). Ai candidati era richiesta una conoscenza dei Classici cinesi e la stesura di un componimento basato sulla struttura e il tema assegnati. I primi cento candidati avevano accesso alla Reale Accademia Confuciana. Superare l’esame era fonte di grande prestigio e ammirazione – nonostante il 90% del licetiates, lungi dal ricoprire cariche ufficiali, si ritrovavano disoccupati. Ad ogni modo, un ambiente stimolante in cui mettere alla prova le proprie capacità di compositori e studiosi era l’ideale per prepararsi agli esami. Il samaso era frequentato da Yangban che coltivavano i testi classici (saengwon) e Yangban letterati (jinsa), solitamente in età che compresa tra 20 ai 30 anni. La funzione ufficiale del samaso era quella di ritrovarsi per studiare, tuttavia, tra un componimento e l’altro, non era raro per i partecipanti indugiare in cibo, danze, musica e giochi. FUNZIONARI-LETTERATI Yangban come letterati Gli Yangban erano principalmente dei letterati. Conoscevano e studiavano i classici confuciani e neoconfuciani. I testi scritti dagli yangban hanno un ruolo importante per la comprensione del pensiero politico e delle nuove idee sviluppate in quel periodo. Scrivevano principalmente in cinese classico, anche dopo la creazione dell’alfabeto coreano (hangul) nel 1443. Gli strumenti utilizzati dagli yangban sono legati alla loro professione di scrittori e letterati quindi erano essenzialmente pennelli, carta e pietra dell’inchiostro. Possedevano anche oggetti pregiati come porta pennelli in porcellana o legno e contagocce in porcellana. Gli yangban studiavano nelle cosiddette sarangbang, ovvero stanze decorate con gli oggetti utilizzati per la scrittura, e la cui altra funzione era quella di accogliere degli ospiti del nobile. Le case dell'élite erano divise in due quartieri: maschili e femminili. La sarangban era riservata esclusivamente agli yangban ed era in assoluto la parte più importante. Gli yangban erano legati ai principi confuciani tanto da celebrare riti tipici del confucianesimo. In particolare, ce n’erano quattro considerati principali: coronamento, matrimonio, funerale e culto degli antenati. Yangban come artisti Oltre che alla letteratura, alla poesia, e allo studio dei classici, gli yangban erano dediti anche a pittura e calligrafia. I loro dipinti, principalmente a inchiostro monocromatico, come voleva lo stile del tempo, rappresentavano scenari naturali e piante come bambù, orchidea, fiori di prugno e crisantemi, tutti elementi rappresentativi dello studioso confuciano. I sovrani della nuova dinastia, influenzati dal neoconfucianesimo e animati da uno spirito di indipendenza nazionale, si fanno promotori di varie attività artistiche, e presso la corte, questi yangban-artisti, trovano l’appoggio di ricchi mecenati. Non sono molte le testimonianze pittoriche risalenti alla prima metà del periodo Joseon, (molte opere sono andate perdute nel corso delle guerre Imjin), se non per alcuni esempi di pittura paesaggistica offertici dal rinomato pittore di corte An Kyŏn (Periodo di sopravvivenza sconosciuto, periodo di attività principale 1440-1470). La seconda metà del periodo Joseon è invece un tripudio di coreanità: gli yangban si cimentano alla paesaggistica true-view (che vede in Jeong Seon uno dei suoi principali esponenti), sviluppatasi all’inizio del secolo XVIII, e nella pittura di genere (per cui ricordiamo Kim Hondo e Sin Yunbok). Yangban nelle danze in maschera Lo Yangban appare anche nel teatro in maschera. È una maschera atta a criticare la classe nobile che spesso considerata corrotta e incompetente. In ogni regione il personaggio dello yangban è rappresentano da una maschera e un nome differenti. |
Source |
Ritto, Maurizio, Storia della Corea, Dalle origini ai giorni nostri, Bompiani, 2005 p. 309 The Arts of Korea. A resource for educators, The Metropolitan Museum of Art, 2001, pp.31-32; pp. 46; 101-102 Encyclopedia of Korean Folk Culture – Yangban, https://folkency.nfm.go.kr/en/topic/detail/1364 Korean Heritage - Social networking among the Yangban, http://www.koreanheritage.kr/feature/view.jsp?articleNo=165 Yangban: The Cultural Life of the Joseon Literati, https://www.metmuseum.org/toah/hd/yang/hd_yang.htm TRADITIONAL SOCIAL STRUCTURE, U.S. Library of Congress, http://countrystudies.us/south-korea/35.htm Fujiya Kawashima, A Yangban Organization in the Countryside: The Tansŏng "Hyang'an" of Mid-Chosŏn Dynasty Korea, The Journal of Korean Studies (1979-) , 1992, Vol. 8 (1992), pp. 3-35, Duke University Press, https://www.jstor.org/stable/43551012 (Edited by) Peter H. Lee, A history of Korean literature, Cambridge University Press, 2003 Moon Okpyo, Guests of Lineage Houses (pp. 88-104), tratto da, Laurel Kendall (ed.) (2011). Selected chapters from Consuming Korean Tradition in Early and Late Modernity: Commodification, Tourism, and Performance. University of Hawaii Press. |
Topic: Uigwe, the royal protocol of the Joseon dinasty.
Writer: Virginia Santulli, Brunella Francesca Auricchio, Susanna Salamone
Short Explanation: The article is about the Uigwe, a vast collection of books recording in detail the royal rituals of the Joseon dinasty.
Link:
Uigwe
L'"Uigwe" (coreano: 의궤; Hanja: 儀軌) è una raccolta di protocolli reali della dinastia Joseon (1392-1910), che registra, tramite prosa e illustrazione, le principali cerimonie e riti della famiglia reale. Gli Uigwe cominciarono ad essere prodotti nel XV secolo, con l’inizio della dinastia Joseon, e la pratica continuò fino alla fine del regno all'inizio del XX secolo. In essi si possono trovare gli elementi centrali del confucianesimo. Inoltre, mostrano la filosofia e il sistema di governo con cui lo stato era gestito durante la dinastia Joseon.
I protocolli reali sono stati registrati come Memoria del mondo dell'UNESCO nel 2007. Il valore dell'Uigwe sta nella sua rarità, grazie ai tanti dettagli su diversi aspetti della vita della famiglia reale, documentando non solo le registrazioni di tutte le procedure, ma riportando informazioni sulla famiglia reale. La cosa importante è anche che permette confronti dettagliati con le altre culture contemporanee dell'Asia orientale.
Storia
Per ogni funzione statale significativa veniva emesso un Uigwe. Come stato confuciano, Joseon dava grande importanza al ruolo del rituale nel regno della gestione dello stato.
Più di 3.895 volumi di Uigwe sono conservati in Corea.
Gli Uigwe sopravvivono dal 1606 al 1910 (le copie di Uigwe della prima parte della dinastia Choson furono perse durante l'invasione giapponese del 1592).
Nel 1866, 297 volumi dei Protocolli reali furono sequestrati dalle truppe francesi. La maggior parte dei volumi dei protocolli reali sono conservati negli archivi Kyujanggak e Jangseokgak.
Le Uigwe che sopravvivono fino al 1910, mostrano come il cerimoniale di stato in Corea fu adattato man mano che il paese si apriva all'esterno e diventava dominato dai giapponesi.
Le Uigwe rimaste in Corea sono state conservate e ospitate nella biblioteca Gyujanggak dell'Università Nazionale di Seoul e come parte della collezione Jangseogak dell'Accademia di Studi Coreani. La biblioteca Gyujanggak ha la collezione più grande, con 2.940 volumi con 546 Uigwe diversi; mentre la seconda ha 490 volumi con 287 Uigwe diversi.
Le 297 copie di Uigwe che sono state restituite dalla Francia, sono conservate al Museo Nazionale della Corea.
Le copie restituite dal Giappone sono conservate al Museo Nazionale del Palazzo di Corea.
Contenuto
Ogni volta che c'era una cerimonia o un rituale imminente, veniva istituito un direttorio per sorvegliare l'evento e assicurare che il procedimento si svolgesse secondo correttezza. Questa organizzazione di supervisione riuniva i funzionari dei vari uffici amministrativi del governo.
Il direttorio fu sciolto non appena il progetto fu completato, e al suo posto fu istituito un "ufficio amministrativo Uigwe". Questo organismo era incaricato di raccogliere e organizzare i documenti, i dati e le illustrazioni relative all'evento o al progetto e poi scriverli in un testo Uigwe.
I protocolli servivano sia come documentazione commemorativa dell'evento che come riferimento per eventi simili in futuro. Perché le illustrazioni raffigurano l'abbigliamento, l'architettura, e più in dettaglio, i nomi dei funzionari presenti così come gli artigiani che hanno fatto gli strumenti utilizzati nella cerimonia, illustrazioni di scene, il processo di compilazione Uigwe, e altro ancora. Il testo di commento dà anche un'idea del ruolo del rituale e della cerimonia a Joseon. I rituali e le cerimonie raffigurate nei protocolli reali includono: le nozze del re o del principe ereditario, il funerale reale, i rituali di lutto, la costruzione di palazzi o di siti tombali, la compilazione del codice di legge o degli Annali, e altro ancora. Per i funerali e i matrimoni include grandi e dettagliate immagini di processioni, che spesso coinvolgono migliaia di partecipanti.
Ogni Uigwe è stato scritto sia a mano, ma più spesso stampato utilizzando blocchi di legno per le copie dell'Archivio Storico. La maggior parte degli Uigwe, aveva un'edizione esclusiva per il re, distinta da copertine di seta, carta di alta qualità, rilegatura, calligrafia superiore e presentazione generale.
1866: Francese
Nel 1866, dopo l'esecuzione di alcuni missionari cattolici francesi in Corea, una spedizione francese venne dalla Cina per cercare spiegazioni, dando vita alla campagna francese contro la Corea. Non riuscendo ad avere accesso alle autorità, le truppe attaccarono l'isola di Ganghwa-do e sequestrarono i libri reali, insieme ad altri manufatti. I libri furono poi conservati alla Bibliothèque nationale de France a Parigi subito dopo il loro arrivo in Francia e in gran parte dimenticati fino a quando lo studioso coreano Park Byeongseon li scoprì nel 1975, mentre lavorava lì come bibliotecario.
In seguito alla scoperta, la restituzione fu ufficialmente richiesta nel 1992. Nel 1993 i francesi restituirono una copia durante una visita a Seoul con la promessa di restituire la collezione rimanente. Il governo coreano ha cercato di recuperare i documenti reali attraverso un contratto di locazione permanente, poiché la legge francese vieta il trasferimento all'estero dei beni nazionali. Nel 2010, un gruppo civico con sede a Seul ha guidato la restituzione, ma la richiesta di escludere i beni ottenuti illegalmente dalla lista dei beni nazionali è stata respinta da un tribunale di Parigi.
Dopo una serie di negoziati, il presidente Lee Myung-bak e il presidente Sarkozy, al vertice del G-20 di Seul del 2010, hanno raggiunto un accordo per la restituzione dei documenti su una base di prestito rinnovabile di cinque anni. Da aprile a giugno 2011, 297 volumi con 191 diversi Uigwes, sono stati rispediti in quattro rate separate.
1922: Periodo di occupazione giapponese
Nel 1922, durante l’occupazione giapponese della Corea, molti volumi, tra cui 167 dell’Uigwe furono trasferiti all'Università di Tokyo.
Essendo conservati all'Università di Tokyo, non furono inclusi nella lista dei manufatti da restituire compilata nel 1965, quando i due paesi firmarono un trattato che normalizzò i rapporti diplomatici. Nel 2008 la Corea sollecita il Giappone a restituire la collezione, che includeva il protocollo del funerale di stato dell'imperatrice Myeongseong.
Nel 2010, il primo ministro giapponese ha annunciato la restituzione dell'Uigwe in occasione del centenario dell'annessione giapponese della Corea. Poi nel 2011, il Giappone ha restituito cinque copie durante la sua visita a Seul, nel tentativo di migliorare le relazioni.
Le copie contenevano i rituali reali di re Gojong e re Sunjong, gli ultimi due imperatori della dinastia Joseon e dell'impero coreano prima dell’annessione della Corea, nel 1910.